Visualizzazione post con etichetta Gabbia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gabbia. Mostra tutti i post

martedì 14 giugno 2011

NON E' FINITA FINCHE' NON E' FINITA

Perchè anche Andrea Riboni, ormai un collaboratore fisso, nonchè artista ancora tutto da scoprire, ha voluto dire la sua sulla GABBIA, girando due video ipnotici che si immergono nei pannelli ideati e realizzati da Eleonora Eta Liparoti(non dimentichiamo l'aiuto di Ribbon), cercando forse l'ineffabile natura dell'arte stessa, o forse semplicemente volendo cimentarsi in un'indagine personale sulla possibilità o meno di fotografare il colore, il segno, i simboli, e chi più ne ha più ne metta. Grazie, Andrea (anche per le parole con cui, più sotto, dici la tua sulla Specie di Spazio), e grazie ancora anche a Eta e a tutto il microcosmo che le si è creato intorno.
Con questo direi proprio che il discorso della GABBIA è giunto alla fine, ma nulla finisce mai davvero, perciò credo che sentiremo ancora parlare dei pesci volanti, di una certa mensa che si è tenuta su un abisso (dell'animo umano?) e di molte delle persone che hanno vissuto quest'esperienza. Ci sono ancora storie da scrivere, qui...
DCF



Una specie di spazio è bianco, ma cosa sia non è altrettanto chiaro.

Una specie di spazio può essere un filo a cui legarsi, e restarci invischiati.
Una specie di spazio può essere un filo a cui appendersi, e far finta di volare.
Una specie di spazio ha sempre ragione; chi stà dentro o fuori alle volte si alle volte no. 


Una specie di spazio è una briciola in Città. La Città mangia carne senza pane.
Una specie di spazio guarda e specchia, come iridi da sottocchio.
Una specie di spazio è un tentativo di ricordare il futuro ai passanti.


Una specie di spazio ha come un vetro,
che è come roccia,
che è come un tetto
come quando
fuori piove.

Andrea Riboni

lunedì 13 giugno 2011

LA GABBIA E LA MENSA: IL VIDEO UFFICIALE E ULTIME FOTO

L'esposizione dei lavori di TOTEMICA è quasi pronta, l'inaugurazione è prossima, ma resta ancora il tempo e lo spazio per un ultimo post su quella meraviglia di carne e folli propositi che è Eleonora Liparoti, alìas ETA! Sono infatti giunte le due foto "ufficiali" dei pannelli finalmente ultimati, pannelli di capodogli, mostri, incubi e altre sottospecie di cose di sogno, che Eta ha cominciato durante la residenza creativa (in cui, ricordiamo, ha vissuto attivamente la Specie di Spazio, come può confermare chi l'ha vista dormire in vetrina) - foto realizzate da Andrea Riboni, che ringrazio per la continua partecipazione e sostegno (che spero continuino ad libitum).


Ed è ufficiale anche il video dell'evento GABBIA e della MENSA SULL'ABISSO, come sempre fornito dal solito Eugenio Villani, tecnicamente impeccabile come sempre. Naturalmente si tratta di un sunto del tutto, che glissa su molto del lavoro svolto e soprattutto restituisce un'esperienza parziale della discussa, sofferta, catartica, necessaria Mensa che ha coinvolto buona parte dei visitatori dello spazio il giorno dell'inaugurazione. Ricordiamo che, per saperne di più, ci sono parecchi post precedenti da sbirciare, con foto e commenti di chi ha partecipato attivamente...
La Gabbia è chiusa/aperta, evviva la Gabbia, evviva Eta, evviva noi e tutto quelli che ci hanno aiutato. Buona visione.
DCF

mercoledì 1 giugno 2011

LA GABBIA SI APRE...

...ed è strano, perchè questa Gabbia si chiude, anche. Nel senso che l'evento progettato e vissuto da Eta, con tutti i suoi amici e quelli che sono venuti a trovarla è ormai giunto al termine. Mi piace questo controsenso: la Gabbia di Eta è l'unica gabbia che non vorremmo mai vedere aperta, perchè sappiamo che da essa voleranno via i pesci volanti, i fantasmi e il capodoglio scenderanno dalle pareti, la rokurokubi abbandonerà il suo cappio, Eleonora Eta Liparoti continuerà il suo viaggio alla ricerca di nuove avventure e nuove specie di spazio da colonizzare, o forse si prenderà finalmente la briga di finire di studiare. Forse, forse, forse. In ogni caso non mi dilungo, credo che sia sul blog di Eta che su questo si sia parlato parecchio di quello che è successo. In attesa del video che documenta la serata dell'inaugurazione (ormai uno dei tratti distintivi di questo blog, che segna la fine di un evento e premette l'avvio di un altro), ecco un simpatico montaggio realizzato da Federico Fronterrè; si tratta di un filmato che ha accompagnato la residenza creativa per tutto un mese, allo scopo di dare un assaggio al pubblico di ciò che è stato fatto, sia prima che durante quelle faticose, esaltanti settimane tra il prima e appena dopo l'apertura della Gabbia...che come ho detto, chiude. Da quale parte della cella sarà rimasta la belva? Fuori o dentro? Ma c'è davvero un fuori? E un dentro?
DCF



(Il video non è a una risoluzione elevata, è consigliabile dimenticare per un attimo il cinema di James Cameron, sistemarsi gli occhiali - non 3D - sul naso e aguzzare la vista tenendo lo schermo nel formato piccolo di youtube, magari a 480 p, ok? ma se vi piace pac-man e volete che i protagonisti del video somiglino a lui, allora guardatevelo a tutto schermo e buona fortuna...)

lunedì 23 maggio 2011

CAPODOGLI, FIBRE, SACRI GRAZIE E DEFINIZIONI DELL'INDICIBILE


Meraviglioso il gioco del mondo!! Sorpresa è scoprire quale ruolo vestire stavolta! Rinasciamo morendo e vinciamo perdendo, godiamo soffrendo, sorrisi che nascono dalle lacrime e libertà che affonda le radici in una GABBIA.
Poco importa ciò che eravamo o ciò che siamo, in questa voglia di vivere senza dirlo a nessuno, che sta per trasformarsi in passione di esserci.
Inesorabile il cammino della memoria che si nutre solo di ciò che all'origine può essere assimilato, intrattenibile il rigurgito ancestrale di tutto ciò che infetta.
Ottimo veicolo questo corpo di carne, sangue ed ossa come mezzo di trasporto verso l'eterno.
 
Un sacro grazie a Eta, ben altro che la ragazza dai capelli a mantello e gli abiti sgualciti, per averci messi di fronte alla nostra sacra imperfezione.
 
Nelle mie fibre Eta, David, Axl.
Nel mio cuore Frèderic, Erica, la mamma di Eta, Valeria, i musicisti e il "pubblico" che ha vissuto con/per noi la performance.
Fra le mie braccia Michelle Soledad Gorr e Maria.


Mensa sull'abisso: per fortuna abbiamo trovato termini anche per definire l'indicibile e per fortuna l'indicibile continua a sottrarvisi. 
Ialira Donar

Il capodoglio di Eta (carta da lucido con acqua vinilica e una punta d'acrilico), ormai ultimato - foto di Federico Fronterrè

domenica 22 maggio 2011

LA GABBIA E LA MENSA VISTE DA CATERINA NASINI...

Qui di seguito, immagini che valgono più di cento parole, immagini che, assieme a quanto Eleonora e i suoi amici hanno costruito all'interno dello spazio, testimoniano la magia di certi momenti. Queste foto sono state scattate da Caterina Nasini, alìas Ribbon, che oltre ad aver documentato la residenza creativa ha avuto un ruolo attivo nella realizzazione dei pannelli che decorano la GABBIA e nella performance MENSA SULL'ABISSO. Un grande ringraziamento a lei e a tutti quelli che hanno dato un aiuto fondamentale per la realizzazione di questo evento della Specie di Spazio: Maria Caletti, Andrea Carasi, Anna Cigoli, Alessia Degani, Ialira Donar, Michelle Soledad Gorr, Erica Lanzoni, Federico Mecatti, Valeria Muledda, Andrea Riboni, Eugenio Villani, e naturalmente, ultimi ma non per importanza, il mio amico e collega Federico Fronterrè e ovviamente quella matta di un (anti)artista, Eleonora Eta Liparoti. E' stata una gran bella avventura...

David C. Fragale









 Ricordate che altre foto le trovate sulla nostra pagina flickr e sui blog di Caterina Nasini e di Eleonora Eta Liparoti.

martedì 17 maggio 2011

LA MENSA È FINITA... CHE GUSTO HA L'ABISSO?

"Fino a che punto può spingersi il dolore umano?
Quanto le nostre mascelle potranno indurirsi e le nostre costole contrarsi prima di rompersi, esplodere?
C'è l'imite al dolore umano, sì, perchè c'è un limite alla sopportazione di questo.
Arriva il momento in cui le nostre ginocchia non reggono, cadiamo sfiancati.
Stanchi di quel dolore... d'una pienezza che ci porta al vuoto cosmico.
A quel punto non possiamo far altro che risalire, riemergere dagli abissi, aiutati da, che so, pesci rossi, ancelle, volti amici e altri volti... forse maschere, oppure semplicemente persone... uomini che stanno soltanto attendendo la verità e nel durante, si mascherano un po' per non mostrare gli occhi dell'incertezza.
In ogni modo, arriva qualcuno a prenderti per mano, scioglierti i capelli, slegarti e ad iniziare a mettere e togliere, mettere e togliere.
È vero, forse saremo sempre in una gabbia, sta ad ognuno pensarlo o meno, ma è importante ricordare - osservando attentamente intorno a sè - che, ad ogni fardello aggiunto, uno ne viene tolto.
È inevitabile il fardello, ineluttabile il dolore, ricordalo: tu ferisci e, a tua volta, sei costantemente esposto al danno.
Ricorda anche delle mani e dei capelli che sanno sciogliere le tue mascelle contratte e sciogliere i nodi che legano il fardello alla tua schiena."
Alessia Degani
Alcuni momenti della MENSA SULL'ABISSO immortalati da Ilaria Borraccino.


Parole in libertà sulla Gabbia dove Eta sacrificale si è tinta di nero.
Moderna vestale neogotica, quasi una sorta di profanazione salvifica del sacro sepolcro, Eta è parsa come un Icaro femmineo prigioniera del Suo sogno creativo.
Invano ha tentato di spiccare il volo: piedi saldi al suolo legati dall'ineluttabile laccio, corpo appesantito da un fardello che in pochi hanno eluso.
Perchè ciò che deve accadere accadrà comunque.
Nella scatola luminosa di unaspeciedispazio era bello osservare le ancelle scalze, il rito dei gesti, gli sguardi astanti e silenziosi, i pesci volanti, il musico silente.
Quadro nel quadro, performance nella performance sono stati il pubblico accovacciato a terra, i fotografi a caccia dell'estetico istante, il bimbo curioso che si interrogava
sul perchè il cucciolo di bassotto avesse le unghie chiedendo il permesso di "accarezzargli gli occhi".
Anche gli scettici son tornati a casa con le mani colme di briciole grigie e un ricordo animato fatto di sospiri e colore, di attese e aspirazioni vitali.
Stefania Mattioli

Queste foto delle creature che abitano la Gabbia sono state scattate invece da Giulia Voltini, che quel giorno bazzicava il Vanita's Market; potete trovare qualche notizia di questa promettente fotografa qui.

sabato 14 maggio 2011

foto by Ribbon

CE L'ABBIAMO FATTA...ALMENO UN PO'...

E' stata dura. Eta, per questa residenza creativa, non solo ha mobilitato un plotone di collaboratori, ma anche un plotone di idee, di necessità, di sogni possibili e impossibili. E adesso siamo stanchi, perchè qui si abita fra persone belle e complicate, solide come i ruderi maledetti di un castello stregato, fragili come la più stoica delle margherite nella neve. Naturalmente a breve ci saranno foto dettagliate dei giorni della residencia, il solito video analitico dell'inaugurazione (che è oggi) e poi qualche riflessione approfondita sulla nostra artista (che odia questa parola ma adesso si arrangia, perchè sono troppo stanco per andare in cerca di sinonimi che le vadano bene) e in genere su come è andato l'evento (riscontro del pubblico, rapporti con il comune di Cremona, eccetera, eccetera).
Voglio di nuovo ringraziare Ribbon, giunta per dare man forte a Eta, e che ieri dormiva in piedi dopo essere stata prosciugata dal vampiro Liparoti. Ringrazio Andrea Riboni che ci ha sostenuto e scarrozzato con la macchina, ha piantato chiodi ed elargito suggerimenti utili. Poi Anna Cigoli, che si è fatta in quattro affinchè Eta avesse il suo pupazzo avatar fra i pesci volanti (a breve foto anche di quello). Naturalmente, in una voce a parte, parleremo anche in modo più approfondito della MENSA SULL'ABISSO, performance ricca di protagonisti che andranno ringraziati a parte.Adesso mi faccio uno sbadiglio lungo una vita e poi mi mangio una girella. Ciao a tutti. A poi.

DCF



mercoledì 11 maggio 2011

DIRETTAMENTE DALLA BLOGABBIA DI ETA...


"Ho quasi l'impressione che chi mi sta vicino (fisicamente o in altri modi) sia più emozionato di me. Per una persona che, come me, non fa altro che cercare vie di comunicazione, questo fenomeno è meraviglioso: le persone (chi mi vuole bene da tanto come il primo passante che capita) sembrano tornare a casa con qualche pensiero inquietallegro in testa. Stasera si sono formati anche un paio di piccoli capannelli di curiosi davanti la vetrina...
Sembra che quello che sto facendo smuova qualcosa, insomma.
Solo questa è una soddisfazione infinita.
Quand'anche domani desistessi (cosa che non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello, però nel caso una piovra terrestre mangiasse lo Spazio temo che dovrei rinunciare...), quello che è successo fino a oggi è già tantissimo, per me.

Sono un po' indietro con la tabella di marcia, perché sto ancora finendo le matite. Non è un dramma, ma devo dare una svolta al lavoro e partire in quarta. Ci tengo a realizzare tutto il circo di cose che ho in mente. Anche improvvisare efficaci cambi di rotta durante il lavoro è interessante, ma spero di togliermi la soddisfazione di vedere vivo esattamente ciò che ho immaginato. Entro venerdì sera.

 
(A proposito di soddisfazioni, però, tra le belle visite di oggi ne ho ricevuta anche una molto speciale, che possono capire solo alcuni degli studenti e degli ex studenti del Liceo Aristico Munari: Ardi!!! E non aggiungo altro, perchè alcune cose dovrò pur salvarle del mare di pixel pubblici, no?)
(Anche la signorina a sinistra è stata una visita molto speciale,
ma anche questa voglio salvarla dal mare di pixel.
Dico solo: dieci anni d'infinite amicizia, stima e fiducia.)

Da oggi abbiamo anche uno schermo che manda in loop il bel video che ha fatto Federico Fronterré del backstage di Gabbia, con tutta la preparazione dei pannelli, dei pesci e pure di un cosone strano di cui potete sbirciare qualcosa nelle tre foto qui sotto. Lo esporremo solo da sabato.

Come vedete, se esisterà questo coso sarà soprattutto merito di Anna Cigoli, che ha trasformato in realtà i miei viaggi sgangherati. Con la sua storica tranquillità degna di una quercia secolare, Anna si è presa cura della riuscita del coso. Per ringraziarla, io le assalto il collo di baci. Devo ancora accertarmi dell'efficacia dei miei metodi relazionali, però.
Ah, lo chiamo coso per lasciare ancora un po' di sorpresa.
Emh. E poi perché non abbiamo ancora ben deciso nemmeno noi come classificarlo.
Facciamo che è una specie di coso.
Direi che ci sta.

Anche per questo post, tutte le foto sono di David Chance Fragale, che ha abbandonato nello Spazio il suo cappello bianco in disfacimento, regalandomi l'onore-onere di riempirlo di disegni: se i pannelli non mi bastano, userò quello. Così, quando David lo indosserà di nuovo, sarà come se avesse in testa un pannello al posto di un cappello.


Uh, c'è una cosa che ci tenevo a dire, in risposta a Calzino e a chi mi sta chiedendo cosa sto provando "nel profondo"...
...Come rispondevo a lei nei commenti dei post, questo emergerà tutto pian piano da questo diario di viaggio, ma se volete provare a vivere qualcosa di simile, concedetevi di chiudere le palpebre ascoltando altissimo nelle cuffie Saurceful of Secrets dei Pink Floyd, oppure mettetevi a fare le pulizie di casa con The Fragile dei Nine Inch Nails a tutto volume: è ciò che ascoltavo oggi ed è tutto quello che potrebbe servirmi per spiegare come sto. ...E, credetemi, ciò che sto facendo è ciò che facci(am)o sempre. Ma mettendolo dietro una vetrina diventa d'improvviso una cosa altra. Come infilare qualcosa dietro una cornice. Quello che vorrei che tutti si portassero a casa dopo aver visto me vivere qui, è che la vetrina attorno alla vostra testa c'è sempre (anche quando lo spettatore è solo uno e siete voi stessi, ma anche quando non c'è, perché a volte noi manchiamo a noi stessi...).
Però ammetto una cosa: è davvero un piccolo sogno sdraiarmi sul letto, godermi i pesci sopra di me e avere l'impressione che volteggino impercettibilmente sugli idillii di More dei Pink Floyd..."
Eta

lunedì 9 maggio 2011

LA GABBIA È APERTA...


Contagiato dalla bloggermania della nostra/vostra/mia Eta preferita, scrivo un post in diretta, cioè durante l'evento in corso (ma è un'eccezione, Eta lo farà continuativamente e perciò seguitela passo passo sul suo sito). Ora Eleonora è nella sua specie di spazio, fra pesci volanti e musica e idee, chissà se dorme e sogna ma non importa, in ogni caso interpreta e modella quello che a tutti gli effetti è diventato un luogo tutto suo, che lo sarà per i prossimi giorni, la sua residenza creativa (o ricreativa?). E io fotografo, documento, con l'ansia del padre no dài del fratello preoccupato, indossando la spocchia dell'artista navigato certo che tanto non si fa nulla di nuovo, che andrà tutto bene, poi che vuoi che sia, mica Cremona è New York, o la zona Romolo di Milano (che i romuliani non si offendano, eh?), però certo quando vuoi bene a una persona, in special modo un'amica artista, un po' tendi a stare sulle spine, sarà al sicuro lì nello spazio, fra i pericolosissimi pesci volanti, separata solo da un vetro dal mondo crudele che è fuori?
Ma sono fiducioso. Che Eleonora Eta si divertirà, che farà se stessa e un po' gli altri, che la città ne sarà felice, che quest'esperienza resterà, minimale ma grande quanto una favola. Mi congedo con alcuni scatti e con le dolci parole della nostra vicina di casa Stefania Mattioli, che segue con attenzione e affetto ciò che facciamo, e così ci scrive via mail:

A Eta perchè dorme sui pesci volanti
perchè ha occhi con i "baffi" che sanno guardare gli abissi.
Ai curatori di unaspeciedispazio
perchè avere speciedivicinidicasa come loro è un dono inaspettato.

Grazie, Stefania, anche per la citazione che alleghi: 
Arte "per ritrovare l'invenzione oltre l'enumerazione, l'originalità al di là della citazione, la libertà invece della memoria".
(Storia di un quadro, Georges Perec)

DCF
Eta riflette un po' sul da farsi prima di mettersi al lavoro
Eta e Michelle Soledad Gorr
Tamara Fragale (mia sorella) e un pesce volante
Federico Fronterrè e, ovviamente, un pesce volante
La piccola Hope, figlia di Michelle

venerdì 29 aprile 2011

GABBIA residenza creativa di Eleonora Eta Liparoti

Eta studia Media Design e Arti Multimediali: in una parola, si sta concentrando in prima istanza sul video, ma le ribollenti anime di illustratrice, fumettista, scrittrice, fotografa (e altro!) non sono mai sopite, anzi, costantemente alimentate. Uno scatto vale uno schizzo, un fluviale post sul blog personale vale una delle surreali ed esilaranti vignette. Distratta in senso etimologico, Eta è, giorno e notte, strattonata qua e là dai mille interessi, dagli stimoli che raccoglie senza soluzione di continuità, dai progetti nei quali si butta a capofitto, in un’eterna guerra di trincea contro il Tempo, sempre troppo poco per chi tiene viva la fiamma di tante, innumerevoli, aspirazioni.
Carmine Caletti



Ho deciso di creare, quindi, un nuovo rito: un rito per naufraghi. Un rito senza dogmi, un’operazione scientifica senza verità razionaliste – voglio creare un gioco (come diceva Munari, i giochi sono cose serissime).
Pare che abracadabra possa significare io creerò come parlo.
 
Se pronunciamo qualcosa, questa acquisterà un nuovo piano di realtà.
Se attribuiamo un ruolo alle cose, queste lo avranno.
È in questo modo che io vi faccio la mia proposta: giochiamo a fare un rito.
Non posso più credere che abbia senso fare un rito, ma se giochiamo a crederci tutti, ecco che improvvisamente sarà un rito vero.

Eleonora Eta Liparoti

giovedì 28 aprile 2011

LA MENSA SULL'ABISSO SI AVVICINA...


La nostra vita è un lavoro complesso su noi stessi, un percorso costante alla scoperta di noi e del modo migliore per vivere con gli altri. Il mondo che ci circonda è li, fermo, immanente, immobile; non è bello, non è brutto, è semplicemente un punto. Una superficie piana su cui proiettiamo i nostri mostri, gli incubi, le miserie, ma anche la meraviglia, l'oro, la bellezza.
Ho quest'immagine ora: una tela sporca di lacrime. Se questa viene mostrata per la necessità di condividere, senza egoismo ma nella speranza che qualcuno guardandola possa esserne commosso ed alleviare anche un po' del suo dolore, allora questa cosa potrebbe essere chiamata arte.
Nonostante sia difficile da definire, ne sono certa: l'arte è salvezza. 
Le forme, la musica e la bellezza ci salvano dal vuoto quotidiano e dalla sensazione esasperante del "tutto-senza-un-senso".
Attenzione, siamo noi, creature dotate di un'immensa gamma di emozioni, a dare un senso alle cose, non sono queste ad avere un senso intrinseco. Ciò che ha avuto un senso per noi lo può avere anche per altri, tutto dipende dall'onestà con cui offriamo le nostre creazioni.
Ovviamente è semplice scrivere o parlare di qualcosa. Le cose che ho scritto le penso ma quando davvero bisogna buttarsi in un lavoro arrivano mille mostri ad assalirmi. Ma questo è un'altro discorso...



prove di scena prima della residenza creativa...
MENSA SULL’ABISSO di Eta
È dura buttarsi in qualcosa che crea dentro di te il contrasto.
Eta mi ha chiesto di partecipare alla performance perchè aveva bisogno del mio contributo, come degli altri che parteciperanno.
Aveva bisogno che compissi il mio ruolo anche lì, per dare forma a ciò che voleva dire.
Ad Eleonora tiro fuori, le faccio vomitare il marcio che ha dentro per mostrarle quanto, in fondo, può essere semplice l'esistenza, se lo vogliamo... Se troviamo il modo di semplificare il pane.
Provare dolore è inevitabile, ma anche necessario.
Eta vuole mostrare quanto sia inevitabile soffrire e far soffrire, anche se non lo vogliamo; in qualche modo provocheremo dolore a chi ci è vicino, e intorno a lei io e le altre ancelle espliciteremo insieme a lei questo messaggio ma, credo, ognuna in modo diverso.
Io, pur nella consapevolezza di quanto siano inevitabili il dolore e il vuoto umano, so fermamente che la natura muore, uccide e decade per dare spazio a qualcos'altro, per fare vivere e sbocciare, perché da una distruzione può nascere la creazione.
Ovviamente durante la performance non potrò esternare completamente questo messaggio, ma cercherò di vivere il mio ruolo, nella ferma consapevolezza di ciò. 


 Alessia Degani

mercoledì 23 marzo 2011

"È una specie di andare avanti verso la propria origine" [A. Pazienza]

Come racconta David nel post precedente, ormai è già più che avviata la giostra mentale per il prossimo evento della specie di spazio. Stiamo ragionando, ci stiamo attivando.
E dato che questo giro tocca a me, io mi sto buttando a capofitto nella necessaria quanto dolorosa parte creativa in cui capire cosa esattamente vorrò e potrò fare.
No, non era necessario che fosse dolorosa.
Ma sia io che gli altri prediligiamo quando il duende brucia.
Io, personalmente, diffido dall'iniziare progetti in cui non lo avverto.
Quindi eccoci a bruciare.
Per ora è presto per spiegare cosa e come.
Però potrebbe essere interessante concedere un po' del flusso di pensieri che vado fissando sul mio carnet...



A presto, navigatori fissi e occasionali.
Torno nel sottomarino. Che s'è bucato l'ho già visto: assaporo già un retrogusto acido e intenso...

Eta