martedì 10 marzo 2015

MASQUERADE

Il folle ha perduto tutto, tranne la ragione.

Pauwels & Bergier

Quando parlo (pessima abitudine, lo so) la maggior parte delle persone non capisce quello che dico e subito mi contesta senza che io abbia finito, oppure sorride e mi trova simpatico quando si voleva sortire l'effetto opposto, e anche se questo fa di me l'uomo più nervoso del mondo per lo spazio-tempo di una sera, confesso che il problema è solo mio, che mi disaffeziono alla parola giorno dopo giorno e a tutti i significati che alla parola vengono dati. Più volentieri mi affido al significante, dato che ormai ritrovo nella forma i contenuti che mancano al significato. Indosso una maschera. 
Come faccio a spiegare Masquerade, e poi devo farlo davvero? O forse è Masquerade che spiega tutto, l'azione e l'inazione, l'impossibile confronto coi sedicenti esperti del settore e il corteggiamento dei folli, in'equazione perfetta che esclude la soddisfazione a favore di una guerriglia intellettuale in cui perdono tutti? Il wendigo rappresenta il bisogno cannibale di annullare il proprio nemico.
maschera di David Chance Fragale - photo: DCF-Sonia Secchi
Le maschere che io e Sonia, e Dario, ed Ela, e forse qualcun altro abbiamo fabbricato non si sono forse nutrite di un'idea che ha alimentato il processo di fabbricazione? Facile, direte, da sempre si fa così, da sempre la committenza sprona al lavoro e stimola la creatività. Eppure mi interessa meno la chiacchiera che ne consegue,  addirittura il disallestimento di un'esposizione è meglio del circo intellettuale attorno ad essa, un salotto vuoto. La maschera del boia non ha buchi per occhi nè per il naso o per la bocca, è un desiderio di isolamento.
maschera di Dario Balletta - photo: DCF-Sonia Secchi
Si può chiudere uno spazio e lasciare che le cose dentro parlino tra loro (come probabilmente sta accadendo)? E non ha più senso questo della farsa del mercato, non ha più senso lasciare brillare di luce un sovrano di Oz nei sotterranei del suo castello mentre al di sopra si fa scempio delle libagioni? Alle creazioni dell'uomo e della donna forse interessa molto di più il paradosso di Schrodinger, in cui è l'osservatore a determinare la vita o la morte dell'opera, ma ammettiamolo, a che serve? essa è sempre lì, che guarda dritto senza occhi di cui non ha bisogno.

ALDO, videoinstallazione di Rocio Perez Vallejo
L'arte-scienza, l'arte-passione, l'arte-imbroglio, l'arte-net, la maschera riassume tutto, sia essa di cartapesta o uno sviluppo di luci e colori, perché la maschera resta se stessa in quanto significante privilegiato, indifferente al significato - l'uomo - che la indossa. E' il riflesso perfetto quando ci si dimentica che esiste un oggetto detto specchio (e infatti sopravvive proprio presso le culture che non hanno o non subiscono tale lusso). Con la maschera puoi corteggiare il modello di Pickman e farti sentire da forze superiori, che non hanno bisogno di portafogli per avere la tua attenzione.
Tutti i parassiti di Shaggai indossano la maschera, di Richard Upton Pickman, dalla collezione privata della Specie di Spazio
 Indossare la maschera, ovvero percorrere quella distanza che separa noi dal raggiungimento della visione di sé, che in questo caso è un vuoto concavo in cui si affossano i lineamenti che siamo soliti guardare da un'altra angolazione. Spiare il mondo attraverso la maschera induce a pensare alla faccia e al corpo che adoperiamo, la maschera è trina come la donna che fiorisce e invecchia e non è più, non sarà mai più Biancaneve.
Non puoi essere Biancaneve, di Ela Grande
 La maschera è quando non ti arrendi e metti insieme dei materiali che apparentemente non staranno mai insieme, e a un tratto guardi nell'occhio di una cosa-rettile che prima non c'era, hai dimenticato a cosa serve, adesso c'è, è lì.
ELF, di Sonia Secchi
Allora finalmente tutto quello che ti sembrava lontano diventa vicino, ti accorgi che nel silenzio c'è tutto il rumore che ti serve, che puoi ancora iscriverti a un ordine segreto se sai come annodare i lacci del tuo nuovo volto, e allora le stelle nel loro corso combatteranno per l'uomo giusto, come dice la leggenda cinese. E potrai essere gatto, sfinge, corteccia, e potrai essere tu la cosa appesa al chiodo mentre la cosa appesa al chiodo volteggia via in barba al paradosso di Schrodinger, e ci sarà una risposta simmetrica a ogni cosa, all'amore e all'irriconoscenza, all'ambizione e all'umiltà, e tutto avrò corrispondenza nel tutto, e ci sarà gemellaggio fra la grande impossibile e verissima faccia di Marte e una delle innumerevoli e verissime facce di cazzo della mia città.


David Chance Fragale

La modella e il pittore, di Dicre
LACRIMOSA, di Rocio Perez Vallejo
 
maschera di Matteo Favelli

Davide Barboglio

Matteo Filannino

Simona Florindi

David Chance Fragale


Francesca Dalla Benetta
Alessia Degani, MAIKARMA
Andrea Simeoni
Qui sotto, il videoreport della serata di inaugurazione:

martedì 3 marzo 2015

AVANGUARDIA FEAT. THE BLACK WHATEVERARE


I Black Whateverare sono una razza ancora sconosciuta al mondo degli esseri umani. Non si sa da dove vengano, se dal profondo spazio o dalle remote profondità della terra. La cosa certa è che il loro scopo è quello di portare un po' di sano caos nel nostro mondo che a detta loro è estremamente noioso. I Black Whateverare amano prendere le cose così come capitano e fare divertire attraverso piccoli e semplici disastri.
Accompagnati da David e Sonia, questo buffo gruppo di esseri pelosi ha cominciato a farsi sentire facendo ridere grandi e bambini con una serie di spettacoli estemporanei in strada, piccoli video autoprodotti e materiale grafico fino alla collaborazione con la band Avanguardia che vede i Black Whateverare protagonisti del videoclip "Siamo ancora qui" realizzato da WARINHARI/DCF.


Avanguardia: basso Gio, batteria Gian, chitarra Dado, voce Bruso.
Sul finire degli anni Ottanta a Cremona c'erano gruppi blues, metal e di rock italiano. Gli Avanguardia nascono nel 1989 con l'intento di fare una musica diversa, che fosse di rottura rispetto alla scena cittadina. Canzoni brevi, fatte di pochi accordi e con testi ironici rigorosamente in italiano. Basso, batteria, chitarra e voce: la cosa più semplice del mondo...
Credits video: 
Soggetto: David Chance Fragale
Regia: Emiliano Guarneri
Animazione THE BLACKWHATEVERARE: Sonia Secchi - DCF

http://theblackwhateverare.tumblr.com/
https://www.facebook.com/theblackwhateverare?fref=ts
https://www.facebook.com/pages/Avanguardia/738893612787547?fref=ts