Alice Seghetti non è un’amica, chi la conosce? L’ho vista solo una volta a Milano, molto tempo fa , e anche in quell’occasione lei ha messo in fila due parole, portandomi al parossismo logorroico. Horror vacui, capite? Non è mia amica ma le voglio bene. Perché la stimo, come direbbe Pina a suo marito Ugo Fantozzi. E la stimo perché è brava in quello che fa, cioè raccontare storie in una sola illustrazione, facendoci immaginare il resto. Spesso a partire dalla protagonista costante dei suoi disegni, cioè una donna-bambina che proviene dalla corrente artistica del simbolismo, dalla belle-epoque e forse da certa pubblicità anni ‘60, il tutto riflesso negli occhi languidi e drogati di queste strane creature forse femminee e forse no; dalle storie di fantasmi orientali, con quei capelli dotati di vita propria che sembrano sbucati da un kaidan di Lafcadio Hearn; poi, se volete, potete metterci Harry Clarke e Aquirax Uno, i fratelli Quay e Yoshitaka Amano, ma non troverete dirette influenze, quanto un senso di déjà vu che colloca Alice nel meraviglioso paese della multimedialità condivisa, dello ‘sharing’ di idee e influssi non dichiarati cui, volente o nolente, ogni artista oggi è sottoposto.
Dicevo della stima. Non sottovalutatela. Alice non è mia amica come non lo è David Lynch, ma non posso dire che non lo vorrei. Che non vorrei immergermi di più nel mondo dei creativi che creano e che mi piacciono. Alice è una piccola star, e ho la curiosità di vedere ogni cosa nuova che fa, come i suoi ultimi e attualissimi lavori, la serie Fukushima mon amour, che per me affiancano la nostra Totemica a Suehiro Maruo e altri crudeli quanto raffinati mangaka giapponesi. Influenze? No, ancora una volta il saper essere nel contesto in cui si vive, lasciare che le idee e gli stili fluiscano dentro l’artista, il ripetitore umano, il trasmettitore per eccellenza, ed escano in nuove forme e contenuti. In casi come questo, il savoir-faire, il carisma, il magnetismo o quant’altro molti ritengano essere priorità del creativo, dell’Artista autoreferenziale, decadono. Perché Alice, nella sua introversia (o forse timidezza) non ha bisogno di orpelli estetici, e lascia la parola alle sue illustrazioni e ai suoi pupazzi. Stimo Alice, e le voglio bene, per tutto questo. Ma non è mia amica, lo ribadisco. Mi fa ancora troppa paura.
Ovviamente sto scherzando, ma non vi dico su cosa.
DCF