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martedì 29 novembre 2011

MESSAGGI PROMOZIONALI: THERE' S SOMETHING IN THE MIST...


Su questo blog circolano spesso notizie prettamente inerenti a quello che facciamo noi della SPECIE DI SPAZIO, ma talvolta ci ficco dentro cose che riguardano lo spazio perecchiano (nel senso di Georges Perec) un po' alla lontana. La ragione è che sono un pessimo blogger, non passo la mia vita a postare testi o ad uploadare foto e video (oltre che ad upgradare sempre di più la mia conoscenza del linguaggio della Rete); questo anche perchè i miei interessi sono molteplici, lo zapping spasmodico e i guadagni e gli stimoli intellettuali troppo frequenti; perciò, almeno qui, non posso darmi corpo e mente alla teoria dei sei gradi di separazione (l'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona [o cosa] attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari), bensì devo ridurre questi gradi a due o tre. Premessa un po' forzata per parlare di tre cose che mi stanno a cuore. E anche se il titolo del post promette messaggi promozionali, lo scopo non è solo questo. C'è dietro anche un ringraziamento, un modo di attestare un sentire comune che approvo, che mi convince che la strada del fare sia la formula migliore per uscire dalla situazione culturale-sociale-economica che stiamo vivendo. Ok, forse possiamo togliere la situazione economica, sostituiamola con quella affettiva. Sì, perchè c'entra.
"There's something in the mist!", urlava uno dei personaggi di un bel film di mostri di Frank Darabont. Io intendo i mostri come qualcosa di utile, la risposta a una domanda, più che la domanda stessa. Perciò le persone di cui parlo sono, come spero lo sia quello che facciamo io e Federico Fronterrè, una risposta a qualcosa: a qualcosa che manca, a qualcosa che forse c'è già ma è giusto rifarlo, a qualcosa che la nebbia padana intrufolatasi ormai nelle teste di molti italiani non può nascondere. Lì, nella nebbia, ci sono mostri. Eccoli.


 Abbiamo già parlato qui di HASHFANZINE, ma non mi sono dilungato molto, nè lo farò ora, perchè su questa webzine geniale c'è poco da dire e molto da leggere. Però c'è da dire. Capito?
HF è uno di quei prodotti che si possono chiamare operazione artistica in virtù della passione che vi soggiace. Se non fossi uno squattrinato radicale, è esattamente quel tipo di webzine che pubblicherei subito, perchè leggerla sullo schermo esige la potenza dell'olfatto, tanto è il bisogno di avvicinare il naso alle sue pagine virtuali per sentire l'odore di inchiostro fresco. HF è stato creato da Greta Xella perchè "è ciò che non poteva non nascere quando si ha una patologica dipendenza dalle cose belle, che siano le proprie o quelle altrui: volevamo collezionarle e volevamo che il contenitore avesse una sua faccia e divenisse una creatura a sé". Più chiaro di così si muore. Ma non è solo questo, perchè, con la collaborazione attiva e stacanovista di Eleonora ETA Liparoti e Caterina Ribbon Nasini, rispettivamente la donna dei pesci volanti e la nana qualunque, la webzine raggiunge vette di eccellenza (e parliamo di un prodotto 'amatoriale', ricordiamolo). Sotto la capace curatela di Greta, l'entusiasmo redazionale di Eta e la grafica accattivante di Ribbon, HASHFANZINE è un'alternativa alle solite gallery, ai tumblr, ai siti stilizzati e privi di cuore che imperversano oggi, e restituisce un ritratto spontaneo, simpatico e onesto degli artisti che propone. Artisti che parlano di artisti, that's all folks! 



A questo link potete scaricare la loro ultima uscita (ci siamo io, l'ormai onnipresente Skeletro379, quell'altra star di Totemica, Greta-Eta-Ribbon stesse, Magdalena Wolan e altre celebrità internazionali), ma scaricatevi anche gli altri numeri, assolutamente. Conoscete queste ragazze come ho avuto il piacere di fare io: ne vale la pena. E forse qualcuno le ha davvero già conosciute, magari alla fiera del fumetto di Lucca, dove distribuivano buste di HF, con dentro il manifesto programmatico del loro trito cosciente, le loro cartoline e un pezzo del loro cuore...


E poichè prima si parlava di gradi di separazione, sempre dalla fiera del fumetto di  Lucca è arrivata ILLUSTRATI, rivista dichiaratamente dedicata all'illustrazione, per chi non l'avesse ancora capito, che tanto ci piace da esserne dovuti diventare per forza fornitori ufficiali. Così adesso la prestigiosa LOGOS EDIZIONI ce la spedisce per la gioia di tutti quegli appassionati che non potevano fino ad oggi reperirla a Cremona come negli immediati dintorni. Una rivista che, nell'ultimo numero (quello che la nostra amica Maria legge nella foto) ospita alcune vecchie conoscenze della SPECIE DI SPAZIO, Marina Brunetti e - sì, sì, ancora lui - Renato Skeletro379 Florindi (alla faccia dei gradi di separazione!). ILLUSTRATI è completamente  in omaggio, stampato davvero bene e in un formato che, complice l'assenza di punti metallici, lo rende perfetto per tappezzare la propria stanza di immagini senza doverle ritagliare o fare a pezzi come pitecantropi disattenti. Inutile dire quanto io sia felice di questa collaborazione, che trasforma una rete troppo spesso confinata nei territori virtuali del web per ricordarsi che c'è anche un mondo fisico di cui doversi occupare...
Ringrazio Lina Vergara della casa editrice Logos per averci mandato ILLUSTRATI e  Federica Ganassi per aver gestito squisitamente le questioni di spedizione. La rivista, per chi non fosse in grado di reperirla neppure da noi alla SPECIE DI SPAZIO, è comunque scaricabile dal sito sopra linkato,  mentre qui potete trovare la pagina facebook.

 

Last but not least, un grande ringraziamento a Davide Lyncio (al secolo, Giuseppe Perrucca, che si è scelto un alias fantastico) e al regista emergente Alessandro Sala (al secolo, Alessandro Sala), non solo per avere pubblicizzato il nostro ultimo evento, MATRIOSKATTIVA, sul loro sito, ma anche perchè si sono presi la briga di intervistarmi per parlare di me e dello spazio che io e Federico gestiamo. Non è per vanità che ringrazio Lyncio, che ho conosciuto a Torino in occasione di YoUnG WoOd (giuro, basta gradi di separazione, tra poco ci vorranno gli avvocati divorzisti), ma perchè mi ha permesso di parlare con totale libertà, parlando come mangio, quasi fosse una chiacchierata fra amici (non nel senso di facebook, please). Questo mi piace in una persona, nelle persone, un pensiero franco e senza peli sulla lingua, unito ad una fame che poi da' vita a siti come OWLS KILL PIGS, dove si parla di quello che c'è e si fa in giro (arte, musica, realtà emergenti, quelle cose lì, no?) ed in cui è bello esserci. 
L'intervista la trovate qui, per chi volesse leggerla. Tengo a precisare che sono opinioni mie e sono, ovviamente, inopinabili. In ogni caso ne sono responsabile, e pure Lyncio, che la colpa è sua, in effetti. Grazie Lyncio.


Ora mi fermo, quello che volevo dire l'ho detto, e ne sono ben lieto. Ci si ritrova per l'epilogo di MATRIOSKATTIVA e un bilancio di fine anno. E ricordate: there's something in the mist...

David Chance Fragale

martedì 7 giugno 2011

ARRIVA TOTEMICA

Alice Seghetti non è un’amica, chi la conosce? L’ho vista solo una volta a Milano, molto tempo fa , e anche in quell’occasione lei ha messo in fila due parole, portandomi al parossismo logorroico. Horror vacui, capite? Non è mia amica ma le voglio bene. Perché la stimo, come direbbe Pina a suo marito Ugo Fantozzi. E la stimo perché è brava in quello che fa, cioè raccontare storie in una sola illustrazione, facendoci immaginare il resto. Spesso a partire dalla protagonista costante dei suoi disegni, cioè una donna-bambina che proviene dalla corrente artistica del simbolismo, dalla belle-epoque e forse da certa pubblicità anni ‘60, il tutto riflesso negli occhi languidi e drogati di queste strane creature forse femminee e forse no;  dalle storie di fantasmi orientali, con quei capelli dotati di vita propria che sembrano sbucati da un kaidan di Lafcadio Hearn; poi, se volete, potete metterci  Harry Clarke e Aquirax Uno, i fratelli Quay e Yoshitaka Amano, ma non troverete dirette influenze, quanto un senso di déjà vu che colloca Alice nel meraviglioso paese della multimedialità condivisa, dello ‘sharing’ di idee e influssi non dichiarati cui, volente o nolente, ogni artista oggi è sottoposto. 
Dicevo della stima. Non sottovalutatela. Alice non è mia amica come non lo è David Lynch, ma non posso dire che non lo vorrei. Che non vorrei immergermi di più nel mondo dei creativi che creano e che mi piacciono. Alice è una piccola star, e ho la curiosità di vedere ogni cosa nuova che fa, come i suoi ultimi e attualissimi lavori, la serie Fukushima mon amour, che per me affiancano la nostra Totemica a Suehiro Maruo e altri crudeli quanto raffinati mangaka giapponesi. Influenze? No, ancora una volta il saper essere nel contesto in cui si vive, lasciare che le idee e gli stili fluiscano dentro l’artista, il ripetitore umano, il trasmettitore per eccellenza, ed escano in nuove forme e contenuti. In casi come questo, il savoir-faire, il carisma, il magnetismo o quant’altro molti ritengano essere priorità del creativo, dell’Artista autoreferenziale, decadono. Perché Alice, nella sua introversia (o forse timidezza) non ha bisogno di orpelli estetici,  e lascia la parola alle sue illustrazioni e ai suoi pupazzi. Stimo Alice, e le voglio bene, per tutto questo. Ma non è mia amica, lo ribadisco. Mi fa ancora troppa paura.
Ovviamente sto scherzando, ma non vi dico su cosa.
DCF 
 

domenica 8 maggio 2011

FESTA DELL'EUROPA

Ieri, 7 maggio, anche a Cremona c'è stata la Festa dell'Europa. Piazza Stradivari si è affollata di attività per giovani e meno giovani in occasione dell'Anno Europeo del Volontariato, e il Cisvol, oltre ad avere coinvolto  Drum Bum, Centro Studi Europeo, Intercultura, Dopo di noi e la Fondazione Sospiro, ha contattato e ottenuto la partecipazione di Una Specie di Spazio. Essendo prossimi alla residenza creativa di Eleonora Eta Liparoti (manca un giorno ormai), abbiamo pensato di invitarla a disegnare qualcosa sul tema, anche se poi si trattava di un tema scontato, così Eta si è lanciata nella rappresentazione cyber-rinascimentale di una signora Europa bombardata da troppo moderni aerei da guerra (che abbiamo ovviamente fotografato solo all'inizio e non a opera ultimata [sia maledetto l'abuso di alcol]), ma più che altro ha investito il nostro stand di una sana, euforica follia. Poi abbiamo distribuito comunicati stampa, favole scritte da me e illustrate dai miei amici (in futuro un post tutto dedicato), locandine e flyer, insomma tutto quello che si presume faccia uno stand normodotato. Poi abbiamo giocato, disegnato e ballato coi bambini e oggi conto i lividi di questo entusiasmo infantile e dell'eccessivo uso di birra e vino, ma posso dire che è stato bello e spero che la cittadinanza si sia resa conto di quanto siamo pregni di energia creativa e di come abbiamo bisogno di fare, fare, fare...
DCF
Papillon est cool
Maria Caletti e cugina
Eta, Erica e Alessandro

Il banchetto
Federico e Maresca
Favole per tutti
Cadono le bombe...
Eta e la Signora Europa

venerdì 29 aprile 2011

GABBIA residenza creativa di Eleonora Eta Liparoti

Eta studia Media Design e Arti Multimediali: in una parola, si sta concentrando in prima istanza sul video, ma le ribollenti anime di illustratrice, fumettista, scrittrice, fotografa (e altro!) non sono mai sopite, anzi, costantemente alimentate. Uno scatto vale uno schizzo, un fluviale post sul blog personale vale una delle surreali ed esilaranti vignette. Distratta in senso etimologico, Eta è, giorno e notte, strattonata qua e là dai mille interessi, dagli stimoli che raccoglie senza soluzione di continuità, dai progetti nei quali si butta a capofitto, in un’eterna guerra di trincea contro il Tempo, sempre troppo poco per chi tiene viva la fiamma di tante, innumerevoli, aspirazioni.
Carmine Caletti



Ho deciso di creare, quindi, un nuovo rito: un rito per naufraghi. Un rito senza dogmi, un’operazione scientifica senza verità razionaliste – voglio creare un gioco (come diceva Munari, i giochi sono cose serissime).
Pare che abracadabra possa significare io creerò come parlo.
 
Se pronunciamo qualcosa, questa acquisterà un nuovo piano di realtà.
Se attribuiamo un ruolo alle cose, queste lo avranno.
È in questo modo che io vi faccio la mia proposta: giochiamo a fare un rito.
Non posso più credere che abbia senso fare un rito, ma se giochiamo a crederci tutti, ecco che improvvisamente sarà un rito vero.

Eleonora Eta Liparoti

mercoledì 23 marzo 2011

"È una specie di andare avanti verso la propria origine" [A. Pazienza]

Come racconta David nel post precedente, ormai è già più che avviata la giostra mentale per il prossimo evento della specie di spazio. Stiamo ragionando, ci stiamo attivando.
E dato che questo giro tocca a me, io mi sto buttando a capofitto nella necessaria quanto dolorosa parte creativa in cui capire cosa esattamente vorrò e potrò fare.
No, non era necessario che fosse dolorosa.
Ma sia io che gli altri prediligiamo quando il duende brucia.
Io, personalmente, diffido dall'iniziare progetti in cui non lo avverto.
Quindi eccoci a bruciare.
Per ora è presto per spiegare cosa e come.
Però potrebbe essere interessante concedere un po' del flusso di pensieri che vado fissando sul mio carnet...



A presto, navigatori fissi e occasionali.
Torno nel sottomarino. Che s'è bucato l'ho già visto: assaporo già un retrogusto acido e intenso...

Eta

venerdì 18 febbraio 2011

VIDEO KODAMA!

Ed ecco l'ormai immancabile video che testimonia alcuni dei momenti dell'inaugurazione del BOSCO DI KODAMA, soprattutto la timida Anna Cigoli, generalmente poco incline al dialogo, men che meno alla discussione del proprio lavoro. Ma poi si sa, un bicchiere tira l'altro, e allora tutti ci si scioglie un po' di più...  



P.S.: E' doveroso ringraziare ancora una volta Eugenio Villani, che senza beccarsi un quattrino ci prepara questi spezzoni che a noi tutti servono molto, e non solo per ricordo, credetemi.

P.S.

E giusto che si parla di Anna, fresco fresco giunge MUMBLE:, mensile gratuito distribuito tra Modena, Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, eccetera, dove ad Anna Cigoli è destinata la copertina con una delle illustrazioni esposte da noi e il fumetto che abbiamo scritto insieme qualche anno fa (ma procuratevi delle lenti, perchè le vignette sono mooolto piccole)!
E giusto poi che si parla di riviste, già che ci sono segnalo la webzine HASH, curata da Greta Xella, Nastassia Oswald ed Eleonora Liparoti, cioè Eta, che come già annunciato colonizzerà pure lei la specie di spazio. Se poi sfogliate sfogliate c'è pure Alice Seghetti, alias Totemica, un'altra delle bravissime creative che dovrebbe venire a trovarci e portare il suo mondo - dico dovrebbe perchè in giorni duri come questi il condizionale è d'obbligo. Ma la speranza è l'ultima a morire e la prima a resuscitare...
Al prossimo post con il video ufficiale del BOSCO DI KODAMA!               DCF                                                                                                                                                        

giovedì 17 febbraio 2011

IL BOSCO DI KODAMA: UNA MOSTRA E ANCHE NO...

...Sì, perchè il BOSCO DI KODAMA è un modo di vivere la specie di spazio in una maniera un po' "classica", di quelle che poi la gente ti scambia per gallerista, dice che "vendi le opere", e non è vero, perchè - ripeto - questo esperimento dentro Cremona, dentro la città delle definizioni, è uno spazio libero, uno spazio che vuole fuggire il mercato e anche i preconcetti cui un certo modo di vedere e fruire la cultura ci ha abituati, uno spazio che non ha bisogno di essere giudicato, ma giudica. Così, Anna Cigoli e le sue creazioni (quelle esposte e altre le trovate qui) sono state un modo di portare dentro il perimetro delle idee un messaggio che forse non è nuovo, ma in virtù della forza di questa meravigliosa donna,  dell'universo in cui crede, del suo modo di vedere le cose segrete che, lo ammetto, fa innamorare di lei, ecco allora la natura, gli alberi, le tele delle driadi e delle silfidi, e gli spiriti kodama, e laggiù Totoro che ammicca sinistro fra le illustrazioni, come a dire: "che volete? che avete da guardare? questo è quello che è, chi vuol vedere veda, chi non vuol vedere s'arrangi, o come dice il detto: non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
In mezzo campeggia un albero, un po' striminzito d'accordo, un albero abbattuto da un temporale, ancora verde dentro, e  a noi che non siamo botanici ma altro ci è venuto in mente di piantarlo là nel mezzo, perchè Federico e io abbiamo subìto un attacco di horror vacui, e perchè io e Federico vogliamo a tutti i costi mischiarci con chi nella specie di spazio ci viene e ci fa le cose, perchè la specie di spazio non è uno spazio espositivo, ma uno spazio vitale, e chi ci vive collabora alla creazione di quella che è sempre un'opera collettiva.
Ma si diceva dell'albero. Beh, poi Anna l'albero l'ha arricchito, gli ha dato una nuova vita, o ne ha celebrato la morte, disegnandoci sopra gli spiritelli tanto cari a Miyazaki e Buzzati ("melusine" le chiamava lui...).
Ultimo aneddoto, perchè questo dev'essere un sito di facile lettura, senza troppe chiacchiere: oggi qualcuno è venuto a vedere l'esposizione, ha detto qualcosa di inedito rispetto al solito, a dispetto del solito, cioè che nei dipinti di Anna c'era del macabro...macabro! Rimuginando sull'evento precedente, cui questo spettatore non è intervenuto, mi è venuto da sorridere, ma poi - poi perchè no? ecco la sorpresa,  eccola, forse che non ho visto anche io, sempre, qualcosa di strano, inquietante,  in queste donne di corteccia, in queste creature di verde e di marrone, che Anna dipinge diligentemente, cercando il filo di un discorso che forse nessuno conoscerà mai? Eppure non ci pensavo più da tempo, le avevo ormai accettate come creature innocue, larvali, mai dedite all'inganno e al dolore...eppure...allora ecco a cosa ci serve, a me e a Federico, uno spazio come questo: non solo a  mostrare ciò che ci piace, ciò che conosciamo, ma a riscoprirlo a nostra volta. E lo dice uno che l'arte di Anna la conosce bene...


Il 12 febbraio 2011 abbiamo inaugurato IL BOSCO DI KODAMA. L'afflusso di persone è stato discreto, anche se la maggior parte della cittadinanza diserta, manca all'appello, evita gli spazi defilati, nonostante la promozione capillare evita anche noi. Ma poi, anche fra quei pochi che vengono, c'è la sorpresa, il trionfo, qualcuno che coglie dell'uno e dell'altra, dello spazio e dell'opera di Anna, ci sono le critiche, le critiche ritirate, ci sono quelli che non sanno cosa vengono a vedere e quelli che lo sanno esattamente, e sembra di stare a un pic-nic sotto l'albero, in cui ognuno ha qualcosa da dire da fare, piccole tragedie e grandi commedie si consumano fra le pareti dello spazio ora angusto ora enorme - intorno i quadri, le tele, i silvantropi di Anna, che non dicono nulla, non giudicano, inermi nel tempo e nello spazio, presenti anche quando tutti vanno via, solo loro restano, a sostenere la notte piovosa che arriva. E io li amo, li amo.  

  
 








Le foto qui raccolte sono una parte di quello che potete trovare sulla nostra galleria di flickr, e sono state scattate da me, da Federico Fronterrè e da Andrea Riboni,  che ringrazio in modo particolare perchè ha saputo vedere in questa nostra piccola magia qualcosa che lui, prendendo in prestito le parole da Yoko Ono, ha descritto così: "L' arte è potere. L' arte ha un potere incredibile, poichè ha la capacità di fornire alla gente energia ed ispirazione suggerendo nuovi modi di vedere le cose, la vita. È importante come ogni altra cosa. Talvolta pensiamo che il parco non è utile, che è soltanto un gruppo di alberi o qualcosa di simile, e che gli alberi non dicono molto. I benefici dati dagli alberi sono così invisibili che la gente pensa di poter tagliare gli alberi e costruire un palazzo. Puó sembrare più economico ma, una volta tagliati gli alberi, si vedrà cos'è andato perduto. Gli artisti sono uguali. Il loro ruolo nella società è simile a quello degli alberi."
Mi piace pensare che Andrea ci abbia parecchio azzeccato su Anna, e spero anche con tutti noi.
                                                                                                                        DCF

mercoledì 2 febbraio 2011

TRASHED


TRASHED è come abbiamo chiamato il primo evento-installazione-mostra nella specie di spazio creato da Federico Fronterrè e da me. Skeletro379, ossia Renato Florindi (i cui lavori bellissimi potete trovare qui), aveva già inaugurato in passato un altro spazio sperimentale, forse troppo soggetto alle idisioncrasie e ai limiti dell'individuo che lo gestiva, cioè io. Con Federico Fronterrè, però, tutto ha assunto un nuovo aspetto. Le considerazioni di Georges Perec (parleremo anche di lui,) assieme all'evidenza della libertà offertaci, di fronte alla capacità di muoverci come meglio credevamo, ci ha permesso di immaginare il lavoro di Renato come l'insieme di visioni folli di un folle, riunite in uno spazio unico - che poi Renato un po' folle lo è, data la sua attitudine a tenere nascosti i suoi disegni o a distruggere quelli più meritevoli e inesorabilmente destinarli alla spazzatura (ecco il perchè del titolo TRASHED).
Il risultato è ben rappresentato dalle foto (ce ne sono altre qui) che testimoniano quanto accaduto il 5 novembre 2010, dai video (nel prossimo post), da coloro che spero ne serbino il ricordo e dal tumore al cervello naturalmente conseguito. Io, terapeuticamente, devo limitare le parole.










 

Ne approfitto anche per ringraziare Eta (cioè Eleonora Liparoti), che come me e Federico, interverrà su questo blog per dire la sua. Eta è una blogger militante, ma avremo modo di parlare di lei più avanti, perchè il suo ruolo nell'ordine delle cose e di questo spazio in particolare è assai importante. Dicevo che la ringrazio perchè, prima ancora che questo blog esistesse, lei aveva già detto la sua su TRASHED, e le sue riflessioni particolarmente attente sono espresse laddove dormono i pesci volanti
DCF