lunedì 24 giugno 2013

TEMPO DI CHIUDERE

Il video qui sopra è stato realizzato quando eravamo ben consci che presto anche la sede di Una Specie di Spazio si sarebbe unita alla triste schiera di locali sfitti,da ridestinare, forse diventare un prolungato raccoglitore di polvere e di ragnatele, ma di fronte all'ineluttabile abbiamo voluto ricordare quanto colore, quanta musica, abbiamo accumulato all'interno di un luogo le cui dimensioni sembravano spesso mutevoli, talvolta piccolo, la maggior parte più grande di quello che era in realtà, come se quello che ci mettevamo al suo interno potesse bucare lo spazio, gonfiarlo e farlo dilatare. Non sarà più così.


Quando sei costretto a vedere questo cartello affisso alla saracinesca, capisci che è arrivato il momento di fare il punto della situazione. E non senza una marea di considerazioni oggettive e altre personali.
UNA SPECIE DI SPAZIO, prima di tutto è stato un esperimento; ovvero, un tentativo di affrancarsi dal sistema delle gallerie e della critica, la necessità di addossarsi le responsabilità verso ciò che ci piace e vorremmo vedere, sentire - come per il precedente SpazioWunderkammer, una sorta di provocazione e di invito ad aprire altri spazi all'interno della città, cosa che poi in parte è successa. Non vivendo di una definizione precisa (spazio polivalente, galleria, oggetto d'arte, vetrina, luogo di incontri e scontri, tesseract emotivo e chi più ne ha più ne metta) e non essendo noi un'associazione culturale basata sulle convenzioni del genere, era inevitabile che il progetto "fisico" di Una Specie di Spazio dovesse conoscere una data ultima. Però concorrono sicuramente altri fattori, e qui chiamo in causa l'emotività per meglio esprimere quanto penso. Il sostegno è fondamentale, soprattutto quando quello che fai non ha scopo di lucro, ma vive di passione e soprattutto di ricerca; allora bisogna che tempo ed energie siano ben spesi, cosa impossibile quando la tua associazione viene precettata in progetti che sono come galline dalla testa mozzata, cioè vivono e corrono di qua e di là ma non hanno vita; lo stesso dicasi per chi espone buone idee, ti coinvolge nella realizzazione di momenti creativi e infine sparisce verso altri lidi dopo avere sfruttato quanto gli poteva essere dato - non è una novità, sia chiaro, la maggior parte della gente segue il proprio tornaconto, la cosa più triste è dover annoverare fra questi traditori anche persone che ritenevo amiche. Io sono fatto così, vivo nella confusione, e del domani so ben poco, non mi occupo di politica e non credo che risolva nulla parlarne, chi ne parla fa l'impegnato sociale e poi va a votare nuovamente quelli che hanno distrutto un paese - c'è stato un atteggiamento politico nella Specie di Spazio? ovviamente, ma spero si intuisca nel significato più vero del termine. Poi c'è l'amore: l'amore verso gli altri e le loro idee, l'amore verso se stessi e il mettersi alla prova, e l'amore verso l'espressività in genere, senza la quale ben poco si potrebbe fare per non soccombere all'omologazione finale e alla disempatia.
E' un fatto contestuale, in fondo. Ogni luogo vive di regole proprie, e così la città di Cremona, non differente da altre, dove si alternano gradevoli momenti di fervore a lunghi periodi di stasi, dove il colore di una giunta, le velleità dittatoriali di un professorucolo, il sempiterno aperitivo al sempiterno localino, le grandi bugie bianche che devono rendere bellissimo il quotidiano, lottano con la necessità di vedere e di fare, di colloquiare nei silenzi fregandosene della dialettica fine a se stessa, con il bisogno di fare ricerca e di aiutare chi lo merita, di scoprire che c'è uno spirito nelle cose, un genius loci, e che per mantenersi puri è necessario sottrarsi a quello che ti fa perdere tempo.
Ecco, lo spazio di Una Specie di Spazio cominciava a farci perdere tempo. Anche la città comincia a farci perdere tempo. E così le persone. Triste ed opinabile, è vero, ma quano non è il tuo lavoro quello di sopportare le idiosincrasie altrui, allora meglio smettere. 
Ovviamente l'associazione non chiude, non può, anche perchè le persone non chiudono. Ci sono un mucchio di cose che si possono fare senza una sede, anche negli inverni freddi, per quanto sia più difficile farle, e altre le faremo a brevissimo. Come il nostro nume tutelare Perec diceva "metto un quadro su un muro. Poi dimentico che c’è un muro. Non so più che cosa c’è dietro il muro, non so più che c’è un muro, non so più che questo muro è un muro, non so più che cos’è un muro. Non so più che nel mio appartamento ci sono dei muri, e che se non ci fossero muri, non ci sarebbe l’appartamento. Il muro non è più ciò che delimita e definisce il luogo in cui vivo, ciò che lo separa dagli altri luoghi in cui gli altri vivono, non è più che un supporto per il quadro. Ma dimentico anche il quadro, non lo guardo più, non lo so guardare. Ho messo il quadro sul muro per dimenticare che c’era un muro, ma dimenticando il muro dimentico anche il quadro. Ci sono i quadri perché ci sono i muri. Bisogna poter dimenticare che ci sono dei muri e quindi non si è trovato niente di meglio che i quadri. I quadri cancellano i muri. Ma i muri uccidono i quadri. Oppure, bisognerebbe cambiare di continuo, o il muro, o il quadro, mettere senza posa altri quadri sui muri, o cambiare sempre il quadro di muro."
Ecco. Adesso noi i muri non li abbiamo più. Problema risolto.
DCF

domenica 23 giugno 2013

PICCOLI MONDI IN MOVIMENTO

Nel post precedente ho presentato le ragazze di PICCOLI MONDI, e abbiamo lasciato che fossero le foto a parlare; adesso, raccontiamo il loro evento performativo/installativo con musica e immagini in movimento: Alessia Degani e il suo Spazio blu, Dentro di Franziska Freymadl, Erica Lanzoni e lo Spazio-Tempo, la Radice di Roberta Sacchi, Giulia Voltini e il suo Giardino interiore, e poi quelli che ne hanno fruito di più e hanno dato la forza e lo spirito per trasformare quei piccoli detriti emotivi, quei satelliti di idee in veri e propri PICCOLI MONDI.



Il secondo video, curato da noi della Specie di Spazio, cerca di rendere giustizia alla voce e alla presenza di Franziska Freymadl, che per il suo piccolo mondo ha scelto noi per realizzare questo semplice videoclip, IL TUO TRASLOCO; spero che possa servirle nel futuro quanto probabilmente lo spera lei.



Un doveroso omaggio anche al parto di foglie di Erica Lanzoni, che ha cercato di raccontare in modo elementare (elementale?) un'idea dai molti sottotesti, che parla di contatto con la natura, di azioni e di creazioni, di geometrie esistenziali e pertanto disvelamento della propria personalità. Il video è stato girato in collaborazione con Filippo Iorio.


E adesso? Adesso non resta che aspettare di vedere quali nuove orbite percorreranno i piccoli mondi...
DCF

mercoledì 19 giugno 2013

PICCOLI MONDI


PICCOLI MONDI, sì, ma forse solo perchè piccoli sono i contesti in cui si esprimono e a cui si rivolgono. Non credo ci sia niente di piccolo nello sforzo, nell'adesione, nelle speranze di chi, artista o sostenitore, tecnico o curatore, ha vissuto questa esperienza, culmine di un progetto che forse è passato troppo inosservato, ovvero NO/WHERE NOW/HERE (e che la nostra associazione conosce bene, basta cercarne le tracce su questo blog). Non mi dilungherò in polemiche che nessuno leggerebbe, in una città troppo abituata a farsi la guerra da sola è molto meglio gettare un'occhiata a coloro che stanno in trincea, magari anche solo con l'elmetto calato sulla testa chiedendosi che diavolo succede; inutile poi accusare chi, solipsisticamente, snobba gli eventi di chi tanto ha da dire solo perchè si pensa migliore di altri o non si sente in essi coinvolto (e magari, tecnicamente, dovrebbe). Mi limiterò invece a complimentarmi con le ragazze che hanno dato vita ai loro "piccoli" mondi, ovvero, rigorosamente in ordine alfabetico, Alessia Degani, Franziska Freymadl, Erica Lanzoni, Roberta Sacchi e Giulia Voltini. Ognuna di esse ha espresso, in un processo che, sottolineiamo, è da ritenersi un percorso formativo, l'idea di uno spazio condivisibile, dove il pubblico può interagire con gesti e parole, visioni e soprattutto aspettative di chi queste strutture (il tanto famoso gazebo, rivisto ed evoluto) le ha tirate su sotto il sole cocente. Okkei, io c'ero e ne porto le tracce sulla fronte screpolata, ma sottolineo anche la presenza di Michele Ginevra, Elisabetta Dilda e Laura Carini, più qualche amico e collega che, mosso da sincero spirito di partecipazione e sostegno, ha dato una mano gratuitamente.
Forse una cosa che l'intensa giornata mi ha insegnato è che, al di fuori delle etichette, dei fanatismi, delle vanità, delle operazioni politiche e via dicendo, la professionalità si cela nella capacità di darsi e di dare senza tanti fronzoli, aiutando per il semplice piacere di farlo e, nel caso delle ragazze protagoniste dell'evento, regalando una parte di sè a chi è capace di accettare il dono proteso.  

Per adesso butto qui un pò di fotografie, scattate da me e da Sonia Secchi, alleata e amica. Ma grazie ad Andrea Riboni e Federico Fronterrè presto avremo altri scatti e un video che ricordi l'ennesimo tentativo di raccontare il mistero, fragile come il babau di buzzatiana memoria, "molto più delicato e tenero di quanto si credesse. Era fatto di quell'impalpabile sostanza che volgarmente si chiama favola o illusione: anche se vero. Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia. Avido di sterminarti, il mondo civile ti incalza alle calcagna, mai più ti darà pace."
 DCF    
                                                                                                      
 
 
Franziska Freymadl (nella foto più in alto al lavoro per costruire il suo spazio DENTRO, e qui sopra in due still frames del videoclip girato per lei da me, Anna Cigoli e Federico Fronterrè, che presto posteremo anche qui); Franziska è una ragazza dal carattere forte e deciso, forse più di tutte le protagoniste della giornata ha sofferto degli incidenti di percorso che un evento formativo dalle risorse limitate può causare, ma nel suo vigore risiede il suo pregio più grande, e nelle sue speranze la possibilità di capire meglio le esigenze di chi non fa arte solo per nutrire il proprio ego ma trovare una direzione nella vita. 
Giulia Voltini, in GIARDINO INTERIORE, ha creato uno spazio bianco, velato, profumato e pieno di fiori sospesi, un angolo per sedersi e riposare (malgrado il caldo) - un piccolo mondo molto amato dai bambini...
Roberta Sacchi detta Sakka, in alcune foto di Sonia Secchi e di Giulia Galelli; RADICE, il suo piccolo mondo, è una camera di archetipi e altri simboli che per me sembra unire l'arte contemporanea alla necessità di scoprire da dove essa viene, a costo di tornare nelle vecchie caverne e cercare fra le pitture rupestri.


SPAZIO-TEMPO di Erica Lanzoni mi ha coinvolto in più fasi, dato che dietro c'è una personalità complessa e semplice allo stesso tempo, qualunque cosa vogliano dire le due categorie; quindi: sassi, sabbia, foglie, tante foglie, il trucco della donna-albero, la femminilità intrisa di paganesimo. A questo link trovate il video che è parte integrante dell'installazione.

Onirismo, intimità e blu, tanto blu, per Alessia Degani e il suo SPAZIOBLU; un colore assurto a idea di calma magica, anche e soprattutto da posare sulla pelle.

Tante altre foto le trovate sulla pagina ufficiale dell'evento, e altre ne inseriremo noi in un post successivo.




mercoledì 5 giugno 2013

WHO ART YOUtube

Ecco il video confezionato in quattro e quattrotto come documentazione rapida, scorrevole, per forza inesaustiva, della serata di WHO ART YOU? seconda edizione. Nessuno me ne abbia perchè non si trova fra le inquadrature, quella sera c'erano un mucchio di cose da fare, tra reportage, allestimento, Cura del Bianco e, cosa più importante, avere il compito tutt'altro che sgradito ma di indubbia responsabilità di essere uno dei membri della giuria scientifica. Diciamo che questo piccolo spot, questa visione estemporanea too fast and too furious dell'evento dovrebbe servire a invogliare tutti quelli che hanno rubato qualche ripresa, e non solo, pure coloro che si dilettano con le slide di fotografie, a realizzare un montaggio veloce e contribuire così a colmare quei 360° di visione dell'insieme, per poi postare ovviamente tutto sulla pagina di WHO ART YOU? o di NOlab, e perchè no, anche su quella della nostra associazione
Nel post precedente avevo ringraziato chi di dovere (non tutti, impossibile, alcune facce non riesco neppure a collegarle a dei nomi), ma di sicuro tornerò sull'argomento NOlab e sugli sviluppi di quella che, come si direbbe nel finale di Gatto Nero Gatto Bianco di Kusturica, può essere "the beginning of a beautiful friendship". 
E ricordate che l'importante è dire NO. A cosa? Capitelo da soli.
DCF