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domenica 23 giugno 2013

PICCOLI MONDI IN MOVIMENTO

Nel post precedente ho presentato le ragazze di PICCOLI MONDI, e abbiamo lasciato che fossero le foto a parlare; adesso, raccontiamo il loro evento performativo/installativo con musica e immagini in movimento: Alessia Degani e il suo Spazio blu, Dentro di Franziska Freymadl, Erica Lanzoni e lo Spazio-Tempo, la Radice di Roberta Sacchi, Giulia Voltini e il suo Giardino interiore, e poi quelli che ne hanno fruito di più e hanno dato la forza e lo spirito per trasformare quei piccoli detriti emotivi, quei satelliti di idee in veri e propri PICCOLI MONDI.



Il secondo video, curato da noi della Specie di Spazio, cerca di rendere giustizia alla voce e alla presenza di Franziska Freymadl, che per il suo piccolo mondo ha scelto noi per realizzare questo semplice videoclip, IL TUO TRASLOCO; spero che possa servirle nel futuro quanto probabilmente lo spera lei.



Un doveroso omaggio anche al parto di foglie di Erica Lanzoni, che ha cercato di raccontare in modo elementare (elementale?) un'idea dai molti sottotesti, che parla di contatto con la natura, di azioni e di creazioni, di geometrie esistenziali e pertanto disvelamento della propria personalità. Il video è stato girato in collaborazione con Filippo Iorio.


E adesso? Adesso non resta che aspettare di vedere quali nuove orbite percorreranno i piccoli mondi...
DCF

mercoledì 2 gennaio 2013

ERMETIQUE



Non credo ci siano parole migliori di quelle dello stesso Andrea Parisi per spiegare l'intima essenza del suo lavoro, che non è il culmine di una ricerca nata in seno alla Specie di Spazio durante la residenza creativa di SPEAKEARTH (il processo creativo di Andrea è fatto di continui culmini), ma un passo ulteriore in avanti in quella che ormai si profila come una ricerca rigorosa, che al massimo può essere ostacolata da un paese troppo poco infrastrutturato per dare spazio a chi, da poco, si cimenta in certo tipo d'arte.


Andrea Parisi, a differenza del sottoscritto, è ancora in grado di mettere da parte le discontinuità logistiche che derivano da gestioni poco meditate degli spazi e delle risorse cittadine (ricordo che parliamo di Cremona, una città in via di desertificazione); sa venire incontro alle persone senza preconcetti, cercando il dialogo piuttosto che lo scontro (che poi è la cosa che gli invidio di più); ma la cosa migliore è che non concede alla propria creazione, sia essa un'installazione o una performance, o tutte e due, di essere meno che simile all'idea che ha in testa. Per questo l'atto quasi teatrale di Andrea nei locali in disuso della Casa del Bottone è riuscita così bene. Poco importa che le teorie su quello che accadeva si siano sprecate, l'importante è che la gente c'era. Perchè Andrea ha portato l'arte dove piace a me, in mezzo alla gente. E le unità umane non possono resistere alla curiosità, soprattutto alla curiosità generata da un atto potente, altruistico,(af)fine a se stesso, e quindi ermetico.
E pensare che tutto comincia con un vasetto di vetro, che Andrea insiste per avere (io ci tenevo ossa e teschi di animali, provenienti dalla mia piccola wunderkammer); è solo un vasetto, che sarà mai, che se lo pigli pure. Ed ecco Parisi ci crea una logica intorno, ci cola intorno una teoria, un'immagine - dentro no, dentro il vasetto non ci mette niente, solo il fumo, ovvero il caos, e poi comincia a parlare di una trilogia delle vibrazioni, e di sublim(in)azioni, e io sono sempre più curioso, e alla fine rinuncio, perchè l'importante è vedere e ascoltare.
Perciò, a voi.
DCF






mercoledì 28 novembre 2012

SPEAKEARTH

Andrea Parisi è una vecchia conoscenza, perché da noi portò il suo VERNISSACT. Ora si è quasi conclusa la sua residenza creativa, che per comodità chiamo in questo modo per il suo carattere evolutivo, un’addizione continua di elementi alla ricerca di un significato, di un concetto, di ipotesi future, un vero e proprio luogo dentro a un luogo, di sperimentazione e di scambio. Nessuna inaugurazione, nessun vernissage (men che meno il finissage) per l’installazione SPEAKEARTH di Parisi, opera sinestetica troppo intima, troppo personale, perché una fiumana di persone potesse fruirne con esattezza tutte insieme, opera di cui restano solo le fotografie mie e di Parisi stesso, e il video di Federico Fronterrè, a testimoniarne il fatto – e a cercare di spiegarlo, dato il forte carattere ermetico dell’installazione. Ovviamente, SPEAKEARTH non è passato inosservato, gli spettatori ci sono stati, e fin dall’inizio si è prestato a scenario dell’arte di altri individui. Più in basso, infatti, ci sono le fotografie dell’intervento di Ale Tortuga, amica conosciuta su facebook (per la serie: quando il social network funziona…), pittrice e bodypainter, che con la scusa di incontrarsi mi ha permesso di imbastire un vero e proprio servizio fotografico, di cui SPEAKEARTH è diventato modello ispiratore, e non solo in senso scenografico (basti prestare attenzione alle spighe dipinte sul corpo della brava modella Marta Tedolfi, che richiamano le spighe che “pavimentano” l’installazione SPEAKEARTH). Di certo sentiremo ancora parlare della Tortuga, così come parleremo ancora di Andrea Parisi, che partendo dall’esperimento della Specie di Spazio condurrà la sua ricerca personale su fronti sempre più ermetici quanto stimolanti, in cui saranno inclusi la performance e tecnologie sempre più sofisticate.
Noto con dispiacere che fino ad ora ho usato ripetutamente il termine “ermetico”, rivelando un’incapacità di raccontare in modo più tecnico il lavoro di Andrea, ma col senno di poi lo tengo buono, dato che la prossima sua azione si chiamerà appunto ERMETIQUE, un tentativo forse di intrappolare il caos e magari di capirlo (nel futuro prossimo i dettagli). 

 

Per finire, posso solo aggiungere che, malgrado il carattere sempre più riservato dello Spazio, esso non perde di vista i suoi obiettivi, ovvero quello di essere un luogo di sperimentazione, dove l’opera può nascere, non solo manifestarsi, spazio estemporaneo di dialogo, spazio estemporaneo di follia, spazio estemporaneo dell’incertezza e della testimonianza, soggetto alle tensioni del contesto metropolitano ma anche capace di ritagliarsi un’identità propria che io definisco metafisica. Spazio di pianto e dolore, a volte, ma soprattutto spazio di speranza, casa, rifugio, incontro. Che persone come Andrea Parisi e Ale Tortuga, e tutti gli amici che vi gravitano intorno, contribuiscono a tenere in vita. Muchas gracias.

DCF








Qui sopra, dettagli e vedute d'insieme dell'installazione multimediale di Andrea Parisi; sotto, un assaggio di ERMETIQUE, azione non tanto futura dell'autore di SPEAKEARTH; più sotto, il video girato e montato da Federico Fronterrè

 

A seguire, gli scatti che ho realizzato in collaborazione con Ale Tortuga nella SPECIE DI SPAZIO, ragionando il suo intervento di bodypaint su Marta Tedolfi anche in funzione dell'installazione di Parisi. 







lunedì 2 luglio 2012

STRD (45° 8' 5.669" N) (10° 1' 24.391" E)

unaespeciedeespacio

Non credo che ci sia un gioco di parole che descriva meglio questo non luogo e i suoi abitanti. Ogni volta che ho avuto l'opportunita' di visitare questo “rabbit hole” mi sono trovata con delle situazioni che hanno stravolto la monotonia e rigidita' dell'ambiente artistico cremonese. Sebbene esistano degli spazi espositivi e gallerie d'arte in citta', dopo averli visitati mi rimane in
bocca questo sapore rassicurante, ma ormai conosciuto, un po' dolciastro e vaniglioso... e non e' che non mi piacia il torrone, lo adoro! Ma a volte ci vuole proprio questo, cambiare gusto, aprire la mente e il cuore, variare un po', avere fiducia nell' incertezza dei giorni.
In questo David e Federico sono esperti, come bravi viaggiatori, avventurosi scopritori di sapori, colori e odori, godono invitando ospiti
sui generis al loro laboratorio alchemico. Grazie a questo Cremona respira dell'aria fresca per qualche giorno. Una specie di spazio non puo essere definito perche non ci sono limiti per questo duo dinamico. Giocano con le nuvole, dipingono le facce di mezza citta' e creano mondi dove il tempo non essiste. Cosa posso dire, solo grazie per credere. Spero presto di aprire una filiale di specie di spazio...laggiu'..oltre una specie di oceano in una specie di paese dove si balla con la morte, si festeggia sempre e non si usa piu' il sombrero (purtroppo).

Rocío Pérez Vallejo
L'opera pittorica di Rocio che ha aperto l'evento STRD (45° 8' 5.669" N) (10° 1' 24.391" E), accanto alla lapide commemorativa di Antonio Stradivari, a Cremona

Gabriel Bolioli, che ha suonato il violino nella processione che ha portato il pubblico dai giardini di Piazza Roma alla Specie di Spazio; accanto a lui, Rocio Perez Vallejo



Rocio spiega il suo lavoro al pubblico convenuto...
Il coro Voz latina canta davanti allo Spazio...davvero inaspettato...
A seguire, il solito video che documenta parte della serata, soprattutto ciò che in foto non si è potuto cogliere, come la performance musicale di Gabriel e poi il fulcro dell'idea di Rocio, la video-installazione dentro la Specie di Spazio, un'opera interattiva, azionata dalla semplice fiammella di una candela...
Grazie Rocio, con te abbiamo lavorato bene. E tanti auguri per la tua specie de espacio, la mia calavera sorride per te.

DCF 

lunedì 18 giugno 2012

A LUME DI CANDELA NELLO SPAZIO...




Due parole: video installazione. Rocìo Pérez Vallejo, conoscenza di vecchia data, conduce nel nostro non-luogo una processione di visitatori con candela in mano (non rivelo perchè, non ora), in seno alla serie di eventi che si raccoglie sotto il titolo di Giovedì d'Estarte (costola dell’evento “i Giovedì d’estate”, giunto alla 15° edizione, manifestazione ormai consolidata a Cremona e in Provincia, fra negozi aperti e situazioni creative sparse per la città). Invito tutti a seguire Rocìo nei suoi percorsi interattivi multisensoriali. E lascio la parola a lei. 

DCF


Colgo anche l'occasione per ricordare che, alla stessa iniziativa, partecipa anche Andrea Parisi, già visto sulle pagine di questo blog con il suo Vernissact, installazione in perpetua evoluzione, a lui e a Rocìo auguro il buon cammino.

lunedì 9 aprile 2012

RISENTITE SPONDE, ODISSEE NELLO SPAZIO, SFIORAMENTI DI IDEE SULL'UMANITA' ...


"mentre questo cielo d'inverno
scatena l'inferno
nell'anima
torno a sorridere..
perchè questa desolazione
è la compagnia migliore
che abbia mai potuto desiderare"
Così scrive Isidoro Gandaglia su uno dei pannelli di nero-che-dirada-nel-bianco sospesi in aria intorno a una forma umana nascosta da un lenzuolo bianco; così si riscrive e si sintetizza il percorso di Roberta Pavel e della sua amica-modella Silvia Schiavetta. Dunque: alle pareti, le fotografie di una ragazza che in parte si nasconde e in parte si concede non sotto ma in un panneggio bianco, contrapposta alla bellezza malinconica degli esterni e degli interni di cascine in rovina della pianura padana - poi, nel centro della Specie di Spazio, l'installazione di cui sopra. RISENTITE SPONDE è il titolo di questo insieme, o forse no, forse è il titolo di qualcosa d'altro.
Perchè ho iniziato con uno dei testi di Isidoro? Che volevo dire? Forse mi ha ricordato il cielo uggioso del giorno dell'inaugurazione, il vento e il freddo liberatori, che puliscono la città dai miasmi ammorbanti; forse perchè si parla di desolazione, e se il riferimento è ai luoghi del silenzio e del ricordo, ai ruderi, dove ci si rifugia quando si vuole scappare dal rumore, dalla mondanità, allora io non posso fare a meno di associare la desolazione anche al nostro piccolo mondo, lo Spazio, in cui si sta bene quando si è pochi-buoni, quando si riesce a scambiare due pensieri con qualcuno senza che il più chiassoso si prenda la parola, dove nascono amori e finiscono amicizie, dove si stipulano contratti di fedeltà e dove si conosce l'amarezza dell'invisibile agli occhi. Forse il punto è proprio questo, nell'arte (si può dire arte? massì, basta che non sia fatto d'arte); forse la preparazione dell'evento che culmina nell'inaugurazione, passando per la conoscenza fra gli individui, nella meravigliosa fase dell'allestimento, è un processo accelerato di nascita-vita-morte, forse l'eggregoro dura quanto dura il momento che precede la celebrazione, la festa, che poi è la presentazione del bambino al mondo. E dopo ognuno può giungere alle sue conclusioni, discutere, forse cercare invano la voce di quella sera, il pensiero radicale libero che qualcuno aveva urlato dall'angolo, forse qualcuno ha scoperto che l'arte non è interessante, che nel nostro spazio non c'era arte, ma solo magia, e ricerca di stupore, forse qualcuno tornerà e troverà solo mozziconi di un istante perduto. Tante persone, tante vite, che danno legittimazione, ma anche tante occasioni da prendere o lasciare.
Ma, come dice Isidoro:
"la speranza si accende
negli occhi,
e come fiamma divampa!
una nuova forza si fa largo dentro me...
ora posso vedere chiaramente l'orizzonte
consapevole di poterlo raggiungere"
Ogni momento collettivo, culmine di un momento intimo, condiviso con pochi, e barattato per il pubblico, è un momento importante, sia per chi è un navigato mestierante dell'arte sia per chi sta solo sperimentando se stesso in un mondo di idee ancora senza controllo. L'opera resta lì, da sola, quando tutti se ne vanno - un manichino imprigionato da parole che cingono uno spazio circolare, una ragazza che guarda fuori dalle stampe fotografiche in cerca di un volto che la osservi di rimando - resta là fino al giorno settimanale d'apertura, resta là in attesa, sulle sponde del tempo. Che sono risentite, ma non si sa perchè.
DCF




Sopra: Isidoro Gandaglia; sotto: Roberta Pavel e Silvia Schiavetta - ultime fasi dell'allestimento


 



In alto: foto di Roberta; sotto: uno dei testi appesi di Isidoro; a seguire: "scorci" di RISENTITE SPONDE

Sopra: Roberta Pavel; sotto: Isidoro Gandaglia


I "papiri" di Isidoro Gandaglia, andati letteralmente a ruba - nel senso che le copie da consultazione sono state selvaggiamente depredate...



Momenti di inaugurazione...ma il video è più esaustivo
RISENTITE SPONDE come 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO in un'ispirata interpretazione di Andrea Parisi
Il "cielo d'inverno" che ha accompagnato la giornata inaugurale...
  Come al solito, altre foto sul nostro flickr.