venerdì 20 aprile 2012

IL BIANCONIGLIO A CREMONA!


Il coniglio bianco nasce tra le pagine di un diario. Un quaderno su cui annoto ogni pensiero personale. Il coniglio infatti è il simbolico personaggio che riflette la mia persona. Inizialmente erano solo frasi, poi conversazioni; successivamente, ho realizzato i disegni. Il coniglio bianco è un personaggio che racchiude in sé sfaccettature differenti; alle volte si mostra gentile, altre volte prova pietà altre ancora rabbia o profonda solitudine, il tutto raccontato senza inibizione e all'occorrenza con parole e immagini dal contenuto diretto e cruento. 

Parole di Sabina Meschisi, da tempo assidua sostenitrice dello Spazio, che è venuta a trovarmi a Cremona per essere fotografata e videoripresa nelle vesti, nelle carni, del suo Bianconiglio. Qualcuno si è fermato per chiedere informazioni, qualcuno ha scattato foto da lontano, qualche bambino ha agitato la mano in segno di saluto...ma il Bianconiglio non ha risposto a nessuno di questi stimoli e ha tirato dritto sulla sua strada. Qui, è documentato un pezzo di quella strada.

DCF







Qui sopra, un video ed alcuni dei miei scatti del BIANCONIGLIO; sotto, un po' di illustrazioni  di Sabina Meschisi inerenti il personaggio da lei inventato e da cui è posseduta. Altre cose sue le trovate a questo link.



lunedì 9 aprile 2012

RISENTITE SPONDE, ODISSEE NELLO SPAZIO, SFIORAMENTI DI IDEE SULL'UMANITA' ...


"mentre questo cielo d'inverno
scatena l'inferno
nell'anima
torno a sorridere..
perchè questa desolazione
è la compagnia migliore
che abbia mai potuto desiderare"
Così scrive Isidoro Gandaglia su uno dei pannelli di nero-che-dirada-nel-bianco sospesi in aria intorno a una forma umana nascosta da un lenzuolo bianco; così si riscrive e si sintetizza il percorso di Roberta Pavel e della sua amica-modella Silvia Schiavetta. Dunque: alle pareti, le fotografie di una ragazza che in parte si nasconde e in parte si concede non sotto ma in un panneggio bianco, contrapposta alla bellezza malinconica degli esterni e degli interni di cascine in rovina della pianura padana - poi, nel centro della Specie di Spazio, l'installazione di cui sopra. RISENTITE SPONDE è il titolo di questo insieme, o forse no, forse è il titolo di qualcosa d'altro.
Perchè ho iniziato con uno dei testi di Isidoro? Che volevo dire? Forse mi ha ricordato il cielo uggioso del giorno dell'inaugurazione, il vento e il freddo liberatori, che puliscono la città dai miasmi ammorbanti; forse perchè si parla di desolazione, e se il riferimento è ai luoghi del silenzio e del ricordo, ai ruderi, dove ci si rifugia quando si vuole scappare dal rumore, dalla mondanità, allora io non posso fare a meno di associare la desolazione anche al nostro piccolo mondo, lo Spazio, in cui si sta bene quando si è pochi-buoni, quando si riesce a scambiare due pensieri con qualcuno senza che il più chiassoso si prenda la parola, dove nascono amori e finiscono amicizie, dove si stipulano contratti di fedeltà e dove si conosce l'amarezza dell'invisibile agli occhi. Forse il punto è proprio questo, nell'arte (si può dire arte? massì, basta che non sia fatto d'arte); forse la preparazione dell'evento che culmina nell'inaugurazione, passando per la conoscenza fra gli individui, nella meravigliosa fase dell'allestimento, è un processo accelerato di nascita-vita-morte, forse l'eggregoro dura quanto dura il momento che precede la celebrazione, la festa, che poi è la presentazione del bambino al mondo. E dopo ognuno può giungere alle sue conclusioni, discutere, forse cercare invano la voce di quella sera, il pensiero radicale libero che qualcuno aveva urlato dall'angolo, forse qualcuno ha scoperto che l'arte non è interessante, che nel nostro spazio non c'era arte, ma solo magia, e ricerca di stupore, forse qualcuno tornerà e troverà solo mozziconi di un istante perduto. Tante persone, tante vite, che danno legittimazione, ma anche tante occasioni da prendere o lasciare.
Ma, come dice Isidoro:
"la speranza si accende
negli occhi,
e come fiamma divampa!
una nuova forza si fa largo dentro me...
ora posso vedere chiaramente l'orizzonte
consapevole di poterlo raggiungere"
Ogni momento collettivo, culmine di un momento intimo, condiviso con pochi, e barattato per il pubblico, è un momento importante, sia per chi è un navigato mestierante dell'arte sia per chi sta solo sperimentando se stesso in un mondo di idee ancora senza controllo. L'opera resta lì, da sola, quando tutti se ne vanno - un manichino imprigionato da parole che cingono uno spazio circolare, una ragazza che guarda fuori dalle stampe fotografiche in cerca di un volto che la osservi di rimando - resta là fino al giorno settimanale d'apertura, resta là in attesa, sulle sponde del tempo. Che sono risentite, ma non si sa perchè.
DCF




Sopra: Isidoro Gandaglia; sotto: Roberta Pavel e Silvia Schiavetta - ultime fasi dell'allestimento


 



In alto: foto di Roberta; sotto: uno dei testi appesi di Isidoro; a seguire: "scorci" di RISENTITE SPONDE

Sopra: Roberta Pavel; sotto: Isidoro Gandaglia


I "papiri" di Isidoro Gandaglia, andati letteralmente a ruba - nel senso che le copie da consultazione sono state selvaggiamente depredate...



Momenti di inaugurazione...ma il video è più esaustivo
RISENTITE SPONDE come 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO in un'ispirata interpretazione di Andrea Parisi
Il "cielo d'inverno" che ha accompagnato la giornata inaugurale...
  Come al solito, altre foto sul nostro flickr.

lunedì 2 aprile 2012

RISENTITE SPONDE


L'intimità di uno spazio, tralasciando gli schemi, si sfoga con la fantasia di un universo mentale. L'intimità di un pensiero che si riversa sulla pelle, scivolando dalle perle bianche, sudate dall'inchiostro di immagini teatrali. 
Viviamo quest'aria bianca, tangibile negli angoli di questa scatola, nel tentativo di schiuderlo e di non spegnerci.

Roberta Pavel

UNA SPECIE DI MAKE-UP! - IL REPORT

 “A un nuovo mondo di dei e di mostri”
Dr Pretorius, da La Moglie di Frankenstein

Non è la prima volta e non sarà l’ultima che nella Specie di Spazio entra il corpo trasformato, o meglio che vi si trasforma il corpo, esaltando e violandolo, in modo metaforico ovviamente (con colori e simboli, come fece Alessia Degani, con il ric-atto performativo di Eleonora Liparoti,  con la mia Cura del Bianco, perfino con il tentato flash mob di Halloween); niente di cui stupirsi se Maresca Gambino ha scelto di presentare a Cremona, in Piazza Roma 36, la sua ipotesi di laboratorio di make-up cinematografico, un tentativo di portare nuovi stimoli e nuove possibilità in una città che di stimoli e di possibilità ha sempre bisogno (chi non è ha, del resto?). Preferisco che a commentare siano le fotografie e il video (ancora una volta tutto a tempo di record, dato che altro bolle in pentola e il blog deve informare e tenersi aggiornato su ogni sviluppo); ma prima di lasciarvi alla galleria di immagini, tengo a precisare che si possono chiedere informazioni sul trucco cinematografico e sul laboratorio direttamente a Maresca Gambino sulla sua pagina facebook o alla mail unaspeciedimakeup@gmail.com, mentre altre fotografie potete trovarle sul nostro flickr
Ci si ritrova sull'argomento in caso di sviluppi!
DCF

 







Maresca Gambino e le sue creazioni
Io e Martìn Di Risio dopo il "trattamento" di Maresca...