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lunedì 29 giugno 2015

100 IN UN GIORNO! ovvero l'ultima tentazione di Milano...



Ed eccoci qui, a Milano con i Black Whateverare nel cestino delle biciclette. Il sole è alto sulla città stranamente mezza vuota e senza macchine e pedalare è un piacere.
Dopo aver incontrato i ragazzi di 100in1giorno Milano in Piazza Cairoli per ritirare il kit necessario ai partecipanti all'iniziativa, scattiamo un paio di foto e rimontiamo sulle nostre biciclette sgangherate verso Parco Sempione pronti a cominciare con THE BLACK WHATEVERARE ON THE ROAD.

E' cominciata così la nostra giornata a Milano in occasione di 100IN1GIORNO, festival della creatività urbana: un festival che ha l'intenzione di raccogliere all'interno dei confini urbani un minimo di 100 iniziative proposte e realizzate dai cittadini nell'arco di un giorno, con l'obiettivo di capire fino a che punto, insieme, è possibile stimolare la creatività collettiva per animare gli spazi pubblici rendendo Milano più vicina ai propri sogni, che si tratti di performances, installazioni o sport. E' un movimento globale al quale hanno aderito città europee e non da Milano a Copenhagen, da Città del Capo a Montreal e così via.

Ma che cos'è THE BLACK WHATEVERARE ONE THE ROAD?
E' un spettacolo di pupazzeria e di storytelling ma è anche un laboratorio per imparare a costruire i propri avatar di pezza, interpretarli in modo efficace e vivere la città come scenario per raccontare storie sempre nuove. 

 
Il nostro è stato un tentativo di raccontare la città come spazio creativo di gioco e improvvisazione attraverso l'uso dei nostri amici pelosi, oltre che un momento di indagine e conoscenza di tutte le realtà che si muovono silenziosamente o meno intorno a noi... anche se, dato il poco tempo a disposizione, non si è potuto vedere proprio tutto. Ma qualcosa, qualche piccola parte di questo grande evento (e quindi grandi singole iniziative!) l'abbiamo vista: infatti, dopo il nostro contributo all'evento in Parco Sempione, ci siamo trovati all'ombra di certi alberi dei giardini pubblici di Indro Montanelli ornati dai bellissimi lavori delle artiste del gruppo Sul Filo Dell'Arte, organizzazione no profit che si occupa di urban knitting, mandala, allestimenti tematici, laboratori per bambini e molto altro, e che ci hanno insegnato a confezionare i nostri manufatti con materiali di recupero che abbiamo felicemente abbandonato in segno di augurio o solo per dire “noi siamo passati di qua”.


Poi Corinna (una delle artiste di Sul Filo Dell'Arte) ci dice: “Eh, siete arrivati tardi! Prima c'erano tutti i ragazzi del Pride ma sono andati a fare la parata in corso Buenos Aires” così ci guardiamo e dopo questa gradevolissima pausa inforchiamo le bici e cominciamo a pedalare in preda alla curiosità.
Non credo di aver mai visto Corso Buenos Aires sgombra dalle macchine, la via per l'occasione si è trasformata in un'area pedonale che ospita una moltitudine di persone in festa per il Gay Pride: bandiere arcobaleno, giovani e anziani, musica e curiosi, macchine fotografiche e telecamere all'opera per riprendere il tutto e immortalare questa data che sicuramente un giorno troveremo nei libri di storia.
Ma l'avventura non finisce qui: è vero che quando hai una bicicletta puoi davvero andare più lontano di quanto ti aspetti di fare. Mi scuso se questo mio scritto di documentazione sembra di più un inno alla bicicletta che neanche all'evento ma devo essere sincera, se non avessi avuto queste due ruote a trasportarmi da un punto all'altro di questa città che ancora per me è un mistero, oltre che un crogiolo di sorprese, non starei scrivendo queste parole e il mio punto di vista sarebbe completamente diverso perchè QUESTE DUE RUOTE mi hanno portata (con l'aiuto di una mente sapiente) in una di quelle che ritengo essere una delle zone più belle e stimolanti della città: la Martesana.
Prima di partire da Corso Buenos Aires, il centro, ho guardato l'ora: erano le 17.35 e circa un'ora dopo mi sono trovata sulla pista ciclabile del naviglio della Martesana, un canale navigabile e costeggiato da vecchie case bellissime e orti di guerra, famigliole di nutrie, sportivi e gente a passeggio che come me si godeva uno spettacolo così semplice e antitetico alla metropoli (si ringrazia tantissimo la condizione di luce del momento) da far provare un senso di pace e meraviglia insieme. Avete presente alcune inquadrature del film “La grande bellezza”? So che non è la stessa cosa ma la sensazione che ho provato è stata simile: quando mi trovo davanti a finestre che raccontano una storia o a giardini là in fondo alla visuale concessa dall'angolazione in cui ti trovi che ti fanno solo immaginare quello che vi si cela o a case vecchissime sulla costa del naviglio che ospitano un esercito in riposo di peluches silenziosi, bambole e un orologio senza lancette che sembrano rimanere immutati nel tempo, provo un senso di quello che definiremmo tranquillamente MAGIA che è un fatto privato, spesso non condivisibile a meno che non ci si trovi di fianco a un'anima ricercatrice che persegue come te il senso del mistero, una persona davanti a cui rimanere a bocca spalancata per lo stupore senza aver paura di mostrare le carie.
Alla fine della pista ciclabile quello che sembra l'inizio di un paesuncolo che, vivendo a Cremona, non ci si stupirebbe di vedere ma a Milano... Bè, sabato a Milano è stata tutta un'altra storia.
E poi al ritorno, perchè ormai l'avventura stava finendo, certo c'erano tutte le promesse di tornarci, magari la notte che è più bello, ma insomma, l'avventura stava finendo e il treno non aspetta (anche se quella del treno è stata un'avventura che vale al pena raccontare un giorno!). Dicevo, al ritorno un parco gremito di banchetti e musica live nel quale abbiamo incontrato un'altra delle iniziative di 100in1giorno Milano: Wonder Experiences, ovvero, passeggiate in bicicletta con lo sguardo aperto alla meraviglia, che dopo un post del genere tu dici “Calza a pennello!”, che per l'occasione aveva organizzato un piccolo stand di vasetti con delle piantine per addobbare la zona della Martesana.

E poi il sole è tramontato e si è fatta l'ora di andare ed io ho raccontato tutto quello che ho visto sabato 27 Giugno e se i Black Whateverare potessero parlare fuori dalle nostre voci descriverebbero ciò che io ho descritto e se ne andrebbero felici, stanchi ma felici, col cuore pieno come me lo sento ancora adesso a condividere con voi lettori la nostra esperienza in occasione di 100in1giorno Milano. Festival della creatività urbana che ha mantenuto solennemente la parola data.

Sonia Secchi

mercoledì 5 giugno 2013

WHO ART YOUtube

Ecco il video confezionato in quattro e quattrotto come documentazione rapida, scorrevole, per forza inesaustiva, della serata di WHO ART YOU? seconda edizione. Nessuno me ne abbia perchè non si trova fra le inquadrature, quella sera c'erano un mucchio di cose da fare, tra reportage, allestimento, Cura del Bianco e, cosa più importante, avere il compito tutt'altro che sgradito ma di indubbia responsabilità di essere uno dei membri della giuria scientifica. Diciamo che questo piccolo spot, questa visione estemporanea too fast and too furious dell'evento dovrebbe servire a invogliare tutti quelli che hanno rubato qualche ripresa, e non solo, pure coloro che si dilettano con le slide di fotografie, a realizzare un montaggio veloce e contribuire così a colmare quei 360° di visione dell'insieme, per poi postare ovviamente tutto sulla pagina di WHO ART YOU? o di NOlab, e perchè no, anche su quella della nostra associazione
Nel post precedente avevo ringraziato chi di dovere (non tutti, impossibile, alcune facce non riesco neppure a collegarle a dei nomi), ma di sicuro tornerò sull'argomento NOlab e sugli sviluppi di quella che, come si direbbe nel finale di Gatto Nero Gatto Bianco di Kusturica, può essere "the beginning of a beautiful friendship". 
E ricordate che l'importante è dire NO. A cosa? Capitelo da soli.
DCF

mercoledì 29 maggio 2013

CIASCUNO HA LA PROPRIA SCRITTURA: WHO ART YOU?




La pittura mi suggerisce novelle, romanzi, favole, drammi. C’è chi di un quadro sentenzia: biaccoso, bituminoso, stonato, ed ancora parla di divisionismo, di impressionismo, di puntinismo, di futurismo, di cubismo. Mi fa l’effetto di alcuno che parlando di un pranzo a cui ha assistito, invece di indicare semplicemente: mi hanno servito pesce, uova, braciole, patate, piselli, dottamente soffiasse: azotati, fosfati, grassi, farinacei, leguminose. Ma a me non importa una maniera di pennellata piuttosto che un’altra, questo piuttosto quel modo di periodare a colori, - ciascuno ha la propria scrittura – mi importa quel tanto di mio che l’artista ha saputo strappare da me per compiere la sua opera.



Ernesto Ragazzoni


Aprire citando Ragazzoni, giornalista dei primi del novecento (grazie Sonia, per avermi prestato le sue Invisibilissime pagine), mi serve per chiarire subito che, quando i ragazzi di NOlab mi hanno offerto di far parte della giuria scientifica di WHO ART YOU? Seconda Edizione, avrei lasciato che le opere mi raccontassero qualcosa, che iniziassero con chi le aveva mandate, con chi le aveva installate, e che poi la fantasia avrebbe fatto il resto. E’ stato strano per me partecipare a questo evento, è stato strano dover “scegliere” fra questo e quel dipinto, questa o quella foto, la sculturina nell’angolo, il mostro protervo, l’afflato migliore – no, ho lasciato che l’immaginazione dicesse quale di questi lavori, quale di questi tanti lavori avrei voluto conoscere meglio. Non è questione di bravura, di talento, di spirito, di sensibilità, è questione di momento, non vince il migliore, alle volte può vincere anche il peggiore. Solo per vedere se si aveva ragione oppure torto, a volte.
Mi preme di più dire di WHO ART YOU?, e dei ragazzi di NOlab, il cui motto “è dire NO”. A me invece sembra che essi dicano più che altro di sì, di sì alla voglia di fare, di conoscere, di dire la loro in una Milano che comincia a dire no (eccolo il no) all’accademismo, al sistema galleristico, per farsi idea polifunzionale, lontana dagli elitarismi che ormai abbondano un po’ ovunque nel bel paese e francamente fanno l’odore della cassa da viaggio di nosferatu. Desirè Giordano, Elisa Dell'Erba, Lorenza Fattor, Tommaso Vecchio, Massimiliano Saluzzi, Andrea Corsi e gli inossidabili Alessandro Trabucchi e Daniela Ficetola non sono distanti da quello che ho sempre desiderato ottenere con la Specie di Spazio, un gruppo affiatato, mosso da intenti genuini quali lo studio dell’arte e il suo muoversi nel presente (nel futuro), il desiderio di mettersi dietro le quinte per portare sul palcoscenico chi ancora sente il bisogno di mettersi in mostra. Per questo, dopo aver portato la Cura l’anno scorso alla prima edizione di WHO ART YOU?, sono rimasto colpito, e poi sono stato felice, di essere stato chiamato a comporre la giuria per questa nuova occasione di incontro e di scambio. Assieme a me tanti personaggi simpatici e competenti, con teste diverse dalla mia, qualcuna spaventosamente simile alla mia, e li elenco qui di seguito: Michele Casiraghi, Claudio Jaccarino, Federica Morandi, Carlo Malandra, Grace Zanotto, Sara Liuzzi, Simona Raspatelli, Francesco Sala, Giacomo Nicolella Maschietti, Beppe Treccia, Arianna Zanchetta, Andrea Testaverde.
E naturalmente non penso che sia finita qui, soprattutto adesso che la sede della Specie di Spazio chiude e bisogna cercare nuovi luoghi, nuovi spazi, dove possano attecchire le idee, dove possa consolidarsi il sentimento. Non finisce la voglia di collaborare con i ragazzi di NOlab, capaci di mettere insieme una sessantina di personalità dell’arte e della creatività dentro uno spazio nei circa sessanta metri quadri di Spazio Concept (ok, sto esagerando nel ridurre le misure, ma conceptualmente siamo lì); non finisce con gli artisti conosciuti, cui bisogna ricordare che in ballo non c’è il prestigio, la vittoria su nessuno, ma la salvezza della propria anima bella.
Qui di seguito un po’ di foto a random, quelle che sono riuscito a scattare mentre giravo il video, cercavo di impormi nel dare una mano (sempre rifiutata cortesemente), eseguivo la Cura e gironzolavo qua e là con gli amici di sempre, Renato e Simona Florindi, vestiti in guisa di mostri metropolitani, e Anna Cigoli, che ha indossato il blu caratteristico di questa edizione di “che artista sei”. Grazie anche all’amico Devis Bergantin, che sono felice di avere nuovamente incontrato dopo la sua “materia personale” nella Specie di Spazio, qui come finalista dell’evento milanese.
Vorrei dire molto di più, forse lo dirò quando sarà pronto il video estemporaneo che ho girato durante la serata del 24 maggio, ma mi limito a esternare i miei complimenti a tutti quelli che mi hanno raccontato qualcosa e a quelli che avranno modo di raccontarlo ancora e meglio, cioè the winners of WHO ART YOU?2: Eva Mendes, Andrea Silva, Raimondo Castronuovo, Oriana Vertucci.
Pursue the dream.



David Chance Fragale

Adonai Sebhatu

sulla destra: Alessandro Trabucchi

Silvana D'Ecclesiis

Io nei panni del Doctor Who Art You?

Raimondo Castronuovo

Elena Boccoli



Simona Florindi

Mauro Mazzara

Matteo Ferrero

Il "bombolone" Carlsberg di Mauro Mazzara

Niccolò Albani

Il mitico trio: Simona, Anna e Skeletro379



Devis Bergantin



Michela Gioachin

Etienne Fiori; sulla destra: Eva Mendes

Arianna Zanchetta e Grace Zanotto

Andrea Silva

Flavia Ciorba

Federica Di Carlo

Antonella Zito

Elisabetta Magnani

Alessandro Vinci

Elisa Braconi

Sara Pelle

Silvana D'Ecclesiis

 E qui di seguito, alcune foto dei "curati" nel bianco alla sera di WHO ART YOU? 2:

Devis Bergantin

Francesco Sala

Andrea Silva

Flavia Ciorba
 
Arianna Zanchetta
  


lunedì 18 giugno 2012

WHO ART YOU?


Già, che arte sono io? O chi mi rende arte? Posso dire i miei amici, quelli più stretti, quelli più strani, che nel tempo si assottigliano, ma in cui non si può non credere, perchè credere in un esercito compatto, cameratesco, affettuoso e feroce, è meglio che non credere in niente. Potrei dire che sono io stesso, che mi rendo arte, che porto me stesso senza pretese laddove sembra che qualcuno mi voglia, con una Cura del Bianco o una favola, con una lacrima e un sorriso. O forse l'arte non alberga in me, con me proprio non ci azzecca, ma sono io che albergo in lei, e mi ostino a cercare chi fra noi vuole mettere su una bella comune di muppets impazziti, "troppo strani per vivere e troppo rari per morire", allons-y Alonso!
Mi sono preso un po' di tempo prima di scrivere questo post, che comunque non vuole essere lungo, ma che devo a me stesso e a chi mi ha invitato a questo evento milanese, in una via Savona mai bazzicata più di tanto, ma che in bicicletta e sudando come uno stilita assediato dai demoni mi ha rivelato scorci interessanti e cose belle. Eravamo alla Design Library, una cinquantina di artisti (desiderosi e forti di essere tali); poi c'erano quelli di WHO ART YOU?, ovvero i ragazzi dell'associazione NOLAB, il cui slogan è accattivante quanto, nel mio caso, bizzarramente divertente. "Pensare è dire NO", dicono citando Emile-Auguste Chartier (che di cose belle ne ha dette e scritte, e dopo lo riciterò). Eppure io, che dopo tanto tempo non mettevo un soldo in una collettiva d'arte, che di soldi ne ho pochi e perchè poi della mia immagine mi frega come a gesù del legno di cui era fatta la croce, ho detto sì, ho detto sì sperando di restare coinvolto, di non entrare in un'atmosfera radical chic (ce ne sono troppi, troppi), di trovare almeno uno con cui litigare degnamente, e riuscire a scattare almeno una dico una foto per la collezione della Cura. E invece...
Guarda un po', dopo un inizio imbarazzato, fra strascichi di chiacchiere su Macao e incerti tentativi di abbordare il vino, tra un inglese arrugginito ma sempre più sicuro di sé, mi sono alla fine proprio divertito. E di fotografie ne ho fatte più d'una. Ma poi no, è tutto andato bene fin dal giorno prima, in cui ho conosciuto le dolci stagiste che hanno ricevuto la mia foto montata artigianalmente su un pezzo di polistirolo grovierato, e che non mi hanno permesso di aiutarle nell'allestimento (ho la scimmia dell'allestimento...); in cui una ragazza di nome Monique mi ha fatto un complimento e regalato una banconota da cinque euro; quando ho incontrato Daniela Ficetola, che mi ha introdotto a questa serata, e che mi dispiace di non aver potuto conoscere meglio; e poi Żaneta Estera Drzymała, Eric Johnson, Giuseppe Gottardi e Laura Larmo, Arianna ed Elisa, Alessandro ed Emanuele, e tutti quelli che ho dimenticato al ventesimo calice di vino/birra/montenegro. Grazie ovviamente ad Anna Cigoli e Renato Skeletro379 Florindi, e a Riccardo Pirovano, che mi hanno supportato come sempre...
Ancora Emile-Auguste Chartier (l'avevo promesso): "È certamente vero che noi dobbiamo pensare alla felicità degli altri; ma non si dice mai abbastanza che il meglio che possiamo fare per quelli che amiamo è ancora l'essere felici." 
Prima della lunga serie di foto di WHO ART YOU? risponderò alla domanda forse più ovvia, ma che per me sta giusto in coda, dove deve stare - ripeto, almeno per me: no, non ho venduto nulla, e quasi tutte le foto della Cura che mi erano rimaste dalla serata nella Specie di Spazio sono state regalate, permutate, andate nel mondo, portandosi dietro la faccia sgretolata degli amici ed ex-amici che ritraggono.
DCF

Daniela Ficetola
Il sottoscritto, tal DCF (devo trovare chi mi ha fatto questa foto...)
Francesca Crotti
Petra Shara Stoor

Alcuni "scorci" della sera, ma il mio consiglio è di andarvi a vedere le altre foto a questo link di facebook, oppure non vi resta che farvi amici sul social network sia Daniela Ficetola che Alessandro Trabucchi, che sono quelli di NOLAB. E ora passo ad alcune foto mie e poi mi dileguo nelle ombre:  
Ilaria e Luca (i mostruosi piccini della foto a sinistra) sbirciano dal mio angolino nella Design Library...

Eric Johnson

Netka "Jeanette" Drzymała
Anna
Anna e Netka
Laura Larmo