sabato 12 aprile 2014

CHIUDO GLI OCCHI E NON PENSO A TE



Scrissi “Chiudo gli occhi e non penso a te” nel 2009, forse, non ricordo con precisione, ma ricordo di averla scritta. La suonavo ai concerti e tutti dicevano “bella l’armonica” e io rispondevo “sì ma la canzone? Ti piace anche la canzone o solo l’armonica?”. Poi nel 2012 la registrai nello studio del mio amico Flex e alla fine del 2013 trovai la Sinusite Records che ben pensò di pubblicare e distribuire il mio disco con all’interno questa canzonetta.  L’uscita era prevista per il 2014, il 10 aprile per la precisione, e serviva un video lancio del cosiddetto singolo. Scegliemmo questa canzone, penso per la sua orecchiabilità. O forse è solo per l’armonica? Guardate che non è difficile suonare l’armonica, ve lo assicuro! Un giorno Federico mi chiamò entusiasta e mi disse: “Ste ho un’idea! Facciamo un video in macchina, viene figo!”, e io: “Sì ok ma io non devo guidare, vero?”, e lui “Ma no, rimaniamo in garage”, e io: “Perfetto, giriamo”. E così, un giorno di febbraio io Federico e David ci trovammo per andare in giro tra le campagne della pianura padana. Dovevamo girare la scena in cui io scavo una buca, indemoniato, per seppellire i ricordi di un amore perduto.  Ci fermammo nei pressi di un cimitero e iniziai a rovinare il raccolto a colpi di vanga (l’arte è distruzione) mentre Federico e David mi riprendevano. Dovevamo fare più scene in più luoghi per poi montarle ed avere così tanti sfondi diversi con io che continuo, forsennato, a scavare maldestramente. Tornammo alla macchina per trovare altri luoghi tristi, cosa assai facile dalle nostre parti, ma la macchina non ripartiva. Provammo a spingerla ma niente. Eravamo soli, in mezzo alla campagna, davanti a un cimitero, senza macchina. Fortuna che di lì a poco arrivò un ometto al quale chiedemmo la cortesia di trasmetterci un po’ della sua batteria. Bestemmiando, lo fece. Tornammo verso casa, scoraggiati. Ma decidemmo di continuare comunque il video. Federico portò la macchina non so dove, forse da un esorcista, mentre io e David andammo dalle parti del Po per continuare le riprese. Tra alberi mutanti e fango portammo a termine l’impresa. Io mi procurai una considerevole tendinite al braccio destro che, fremente ancora dopo due settimane, pensavo mi avrebbe compromesso la funzionalità del braccio per sempre. Non fu così. Ah, mi sono dimenticato che prima di questa scena clamorosa girammo le scene in macchina nel garage di Chiara, che nel video fa anche d’attrice. Dunque bisogna ringraziarla per un sacco di cose. No, non ricordo se abbiamo girato prima queste scene o le altre, non ricordo ma le abbiamo girate tutte. Federico e David poi iniziarono le grandi manovre della postproduzione, una cosa da geni, che io ho visto solo alla fine. Be’ il risultato è questo, ed è bellissimo.  

Stefano Scrima

martedì 8 aprile 2014

IN THE BRICKLANE GALLERY!



Anche questa è andata. Come un soffio, anzi un vento, quello londinese, che ha spazzato le strade, i cieli, e il tempo della nostra permanenza in quel bollore creativo che è il quartiere di Brick Lane. Un crogiuolo non solo di razze, di volti, di identità più o meno eccentriche, ma anche un brodo di tendenze artistiche, di modi di concepire l'espressività, che coinvolge l'Arte maiuscola come le piccole autoproduzioni, l'imperante street art come gli scorci spaziali e umani che abitano la Londra del 2014. WHO ART YOU? LONDON EDITION è stata un'esperienza faticosa (dodici ore di viaggio in macchina all'andata e al ritorno), ma anche un'esperienza totalizzante, che mi ha concesso uno sguardo critico su una realtà assai differente da quella della nostra penisola.
Prima di elencare brevemente gli artisti in mostra (in futuro tornerò sull'argomento Londra, quando il cervello sarà riposato), un breve flashback. In un post precedente avevo già mostrato il battage pubblicitario che ha preceduto questo tanto anelato viaggio. Una strategia che l'associazione Una Specie di Spazio ha sempre sfruttato e che sono felice di aver messo a disposizione dei professionisti di NOlab. Purtroppo uno dei video su cui avevo ragionato di più (un chiaro omaggio a una delle figure più celebri della cultura pop britannica) non è passato sulle frequentatissime pagine dei social network, troppo lungo e troppo registicamente imperfetto, ma lo posto qui, ad memoriam, perchè è un forte omaggio allo staff di WHO ART YOU? e perchè il bravo Flavio Aster Bissolati ne ha curato le musiche senza farmi subìre le magagne del copyright.



Ho  molto amato l'allestimento nella Brick Lane Gallery. Semplice e ricco insieme, a partire dai compulsivi accumuli di colore di Matbuk, che a tratti mi ricordano Giger e a tratti la tentacolare street art della traversa di Whitechapel, contrapposti alla raffinata tecnica illustrativa di Mauro Mazzara, come a mostrare due modi contemporanei di vedere e vivere l'arte; Rossella Terragnoli con le sue false prospettive nei canyon metropilitani di una penna a biro paziente e meticolosa, sporca. 

 

Michela Gioachin, con gli intimi ritratti quasi fotografici di donne che sembrano sfuggenti come le figure di certi sogni, immortalate in una luce stentata, che sdoppia l'immagine (no, non è un errore dei miei scatti); poi Niccolò Albani e i suoi dipinti fumettosi, sofisticati nel tratto quanto poveri nel supporto di cartone (e non è necessariamente un difetto, anzi); l'incognita Kassa artista in incognito stile Banksi, elaborazioni al computer mistificate da un'esibizione accademica, con cornici antiquate che ammiccano ai grandi classici presi di mira, che ingannano per un attimo chi li osserva, incerto se si tratti di pittura vera e propria o che altro. 


Elisa Rescaldani usa invece la postproduzione digitale come un laboratorio anatomico, creando ibridi tra cadaveri e piante e figure mitiche; mentre Sara Pelle, nelle sue foto fa di se stessa il soggetto anatomico svilito, sopraffatto, abusato, rivelando le problematiche insite nel ruolo della donna nel contemporaneo e la sua (ancora) anacronistica fragilità; Andrea Silva e Massimiliano Ranuio, che passano dall'autoritratto in cerca di un'auto-rivelazione, forse, a immagini sontuose che ammiccano al reportage; fotografia anche per Beatrice Botto, che ironicamente e un po' grottescamente ha ritratto la figura femminile in un trittico di colori acidi, e Marta Viola, che va a spiare nel dettaglio intimo delle fessure, delle cortecce, della pelle, per trovare mondi inaspettati, e sfrutta al meglio il potenziale del mezzo espressivo; Devis Bergantin e i suoi paesaggi nervosi, quasi una follia di inchiostri e di strappi, l'ossessivo ripetersi del segno che cerca se stesso in un lavoro o lavorìo che forse non sarà mai concluso.  



E poi ci sono io, con la mia Cura del Bianco, di cui ho già parlato su questo blog, la trovate ovunque, perciò non sto a ripetermi. Un progetto performativo-fotografico che ogni volta mi ripropongo di chiudere, ma che le persone incontrate mi fanno sempre rispolverare. Perché mi piace, perché mi permette un contatto intimo con chi mi piace. E perchè si vende a poco o non si vende proprio.

Alessandro Trabucchi in una Cura del Bianco un po' inusuale,ma questo è anche un omaggio ai suoi gusti in fatto di musica. Alessandro, il mio ringraziamento va a te per il sorriso spontaneo, tutte le sigarette che ci siamo fumati e per tutte le volte che dici "sticazzi!" Speriamo di continuare insieme questo viaggio...

Daniela Ficetola, alìas Dani, che sicuramente mi odia per questo ritratto "lunare", ma dopo due anni che dovevo farle queste foto mi perdonerà se non posso proprio tenerle nascoste; grazie Dani per la professionalità e la meticolosità sul lavoro, ma ancor di più per la gentilezza e la tenerezza, che sono le tue doti migliori.
Matty Granec l'abbiamo incontrato alla galleria, è un fotografo bravissimo e spero di rivederlo presto, e ovviamente si è prestato volentieri alla Cura. È una delle foto della serie che amo di più.


Ringrazio ovviamente ancora una volta lo staff di NOlab, e a parte i sopracitati Alessandro e Daniela, anche Federica Morandi, che si è occupata della parte commerciale del progetto e ha sopportato/supportato le idiosincrasie degli artisti, Federica Redaelli, la più carina, simpatica e imbronciata factotum che ho mai conosciuto, e Cristina Zanon, che oltre ad avere sempre un sorriso in tasca si è sorbita il mio russare. Un grazie anche a quelli che sono rimasti a casa, sia a Milano che a Cremona, e mi hanno aiutato nella preparazione al viaggio.
A breve il video report dell'exhibition!

David Chance Fragale