sabato 30 novembre 2013

SIGN YOUR NO!

Zonta è un'associazione internazionale, sorta negli Stati Uniti nel 1919, che riunisce donne attive nell'industria, negli affari, nella libera professione con l'impegno di agire per il progresso e il benessere dell'umanità.
In particolare intende "migliorare la posizione legale, economica e professionale della donna; lavorare per una migliore comprensione, buona volontà e pace tra gli uomini; promuovere la giustizia e il rispetto universale per i diritti umani e le libertà fondamentali".
 
Il video realizzato da noi dello Spazio documenta la collaborazione fra Zonta e l'artista Grazia Gabbini, che ha realizzato  una serie di opere "interattive", ovvero realizzate in sinergia con il pubblico, per sensibilizzare il pubblico sul problema sempre contingente della violenza sulle donne, per poi trascendere e schierarsi contro la violenza tout court, sia quella fisica che psicologica, fra le mura domestiche come sul posto di lavoro, per strada o nell'intimo delle relazioni sociali. La galleria d'arte IL TRIANGOLO, lo staff dell'associazione Una Specie di Spazio e molti amici hanno aderito al progetto e detto il loro NO alla violenza, e tu?

Sign your NO è un progetto artistico di Grazia Gabbini
a cura di Angela Bellardi (presidentessa dello Zonta Club Cremona) e Mariarosa Ferrari (galleria Il Triangolo)
video report: David Chance Fragale - Federico Fronterrè
testi: Stefania Mattioli

grazie a tutti coloro che hanno partecipato e dato una mano (letteralmente)...

DCF

lunedì 11 novembre 2013

FRA LUCCIOLE, ALBERI, COLORI E RE DEI BOSCHI

Fortunatamente, non tutte le collaborazioni riescono male. E così, dopo esserci presi il tempo dovuto, montato varie versioni del video (e questa non è la definitiva) e constatato che poco s'era detto sul web in merito al RE DEI BOSCHI ad Agropolis, abbiamo voluto riparlarne come già avevamo fatto su facebook, anche per ringraziare quelli che ci hanno aiutato a mettere su questo momento poetico, semplice ed emozionante. Per chi non conoscesse Lapisvedese, vi rimando a questo post. L'importante è sapere che sono stati i curatori di questa pubblicazione indipendente a volere il nostro appoggio e quello dell'associazione Winter Beach, per un evento che servisse a promuoverli e promuovere il duetto del RE DEI BOSCHI, composto da Stefano Scrima e Jacopo Bodini

 Così, io e Federico Fronterrè, coadiuvati da un nutrito gruppo di anime belle, abbiamo addobbato, reinventato, improvvisato una specie di spazio artistico tra le fronde degli alberi, nell'erba, nello stagno, fra le soste e i cammini, nel boschetto antistante la Cascina Marasco a Cavatigozzi, sede della cooperativa sociale Agropolis. Ringrazio le anime belle: Anna Cigoli, Alessia Degani, Isidoro Gandaglia, Erica Lanzoni, Andrea Parisi, Sonia Secchi e Serena Solitario, che con la loro attiva presenza, con l'affetto, l'estemporaneo estro, hanno contribuito a creare un momento che per me è stato magico, e si cerca di accennarlo in questo video - un videoreport, sia beninteso, a cui un domani si spera di fare seguire, se la pulizia dell'audio e altre sottigliezze feroci lo consentono, una specie di versione estesa, che sia per Stefano e Jacopo un valido aiuto per esportare il loro umore musicale. Ai ragazzi di Lapisvedese invece faccio i miei migliori auguri per la loro rivista, che quando mi capita fra le mani leggo sempre con attenzione e interesse, e sottolineo che aspetto ancora il pacchetto di sigarette promesso e una cassa di birra per lo staff della Specie di Spazio. Le carote ve le lasciamo.  
DCF


Se ancora non foste stufi del RE DEI BOSCHI, eccovi l'easter egg di questo post, un videoclip un pò più vecchiotto, girato e montato da Federico Fronterrè:

CI SONO PIÙ COSE IN CIELO CHE QUI SULLA TERRA....

Primum vivere, deinde philosophari, aveva forse detto Thomas Hobbes. Oggi sarebbe più opportuno dire che prima bisogna sopravvivere, e poi ognuno fa quel che vuole. Il bisogno alimentare che mi spinge ad aderire a progetti dall'esito dubbio non è mai un buon movente per mettersi in azione, e difatti il piccolo grande sforzo ginnico di COSÌ SOPRA COME SOTTO (la cui dichiarazione di intenti trovate qui) si è rivelato una mossa falsa, ed è un peccato, perchè la grande collettiva-installazione di EXU, nostro precedente intervento in quel di Villa Stanga a Crotta d'Adda, era venuta su bene. Ma forse già c'erano gli indizi di quel che sarebbe poi successo con questa boiata di COSÌ SOPRA COME SOTTO, che abbiamo tirato fuori in un mesetto di incontri sporadici, cercando di accontentare un'assurda committenza e di dividerci i compiti. Primo problema? L'assurda committenza: abbiamo dovuto lavorare sulle costellazioni, le costellazioni, gente! niente di più semplice, certo, con un budget risicato e centellinato (ma di questo si dirà poi), che ha costretto il sottoscritto e Sonia Secchi, una signorina a digiuno di installazioni ma estremamente abile nell'inventare soluzioni ottime, a sorbirsi due giorni di freddo intenso per tirare su con un pò di ciarpame recuperato qui e lì qualcosa di simile a delle opere d'arte contemporanea. Oggi diremmo che è naive, ma vabbè, passiamo oltre. Lascio a coloro che hanno visitato la villa il compito di giudicare il risultato, il perchè ve lo dico poi. Secondo problema? La divisione dei compiti, che posso dire essere stata esaudita dai due terzi della curatela,  e poichè non è mio compito qui, per dirla nel gergo tecnico, sputtanare nessuno, evito di fare nomi e cognomi di chi, all'interno di un progetto del genere, avrebbe dovutopotuto fare qualcosa di più che tentare di recuperare i fondi, farsi costruire in un'operazione molto cattelaniana le proprie sculture e poi esibirsi nel carnevale delle esplicazioni dotte per il pubblico, inventando simbologie e connessioni che Jung avrebbe riassunto in due parole, qui invece mi hanno ricordato tanto le scempiaggini edulcorate di quel criminale di andrea diprè (per chi lo conosce, si capiranno le iniziali in minuscolo). Risultato: incazzatura enorme, materiali tornati indietro semidistrutti, pezzi mancanti e gli ultimi quattro soldi del finanziamento, ulteriormente striminziti. Ma stiamo scherzando, vero?  


 Lungi da me volere risolvere con il kerosene ed un fiammifero le questioni di questo tipo, preferisco recitare il mea culpa, dato che ho le mie responsabilità nella questione, e ripromettermi di non invischiare altre persone capaci nei fallimenti di questo tipo (grazie Sonia, grazie Andrea, scusate tanto), oltre che tagliare i ponti con furbetti funzionari comunali comunali e aspiranti artisti che meglio farebbero a limarsi l'ego. Il punto è sempre questo, c'è chi si sbatte e chi no, io so di sbattermi, un impegno che va oltre la messa in scena dell'evento(?), che parte dall'ideazione alla risoluzione dei problemi contingenti e prosegue nella promozione, nella postproduzione fotografica e video, tutte cose curate anche in questo caso. Bene. Il video me lo terrò per me, a memoria dell'ennesima presa per il ****, le foto invece le metterò così, obliterate, che rimangano di questo fatto solo ombre, accenni, l'impossibilità di vedere di più, a parziale monito e perchè tutto sia comunque in qualche modo documentato e ricordato. Come ha già detto qualcuno, la merda capita. Meglio andare avanti.
DCF 


OH, BROTHER, WHERE ART YOU?


"NOlab è stata fondata nel 2009 da un team di creativi operativi da 10 anni nel mondo della comunicazione, dell’editoria e dell’organizzazione eventi. Dopo vari esperimenti nel settore televisivo, nella moda e nell’editoria, la nascita di NOlab diventa necessaria. La scelta di costruire una nuova filosofia di pensiero e lavoro basata sul rifiuto alle tendenze e alle convenzioni è il naturale sfogo utile per creare un laboratorio unico e innovativo.
NOlab è un laboratorio di idee per chi non ha paura di dire NO."


In apertura di questo diario, la premessa (non di mio pugno) che spiega il lavoro svolto dai ragazzi di NOlab, con cui sono fiero di collaborare, per affinità di intenti, di interrogativi, di voglia di indagare i meccanismi della creatività e della sua fruizione oggi. Ho già parlato di loro qui, su queste pagine, in merito al contest a cui ho partecipato, il primo WHO ART YOU?, poi come membro della giuria per la seconda edizione della collettiva. Invito pertanto chi volesse saperne di più a seguire la loro pagina facebook e partecipare ai loro eventi, il prossimo si terrà a Londra e ci sarò anche io, e ne sono felice! In mezzo a tanto affanno, sarà come bere un sorso d'acqua fresca, e ci vuole.
In ogni caso, concludo il post mettendo a disposizione i due videoreport che raccontano la frenesia del contest e la calma, riflessiva partecipazione all'evento dedicato ai vincitori, con cui ancora mi complimento e di cui spero di vedere le successive, ardite evoluzioni. 
DCF



Eva Mendes (Pittura) è portoghese, si forma sulle arti figurative in modo ampio e variegato: una laurea in scultura all’Università di Porto e molti corsi di illustrazione. Arriva a Milano grazie ad un programma di scambio e approda all’Accademia di Belle Arti di Brera ma mai stanca di imparare segue anche diversi workshop sul vetro e sulla lavorazione del ghiaccio e consegue un master in illustrazione contemporanea.
Andrea Silva (Fotografia) nasce con una macchina fotografica e un libro tra le mani. Cresce in una piccola cittadina del triangolo lariano, vicino al lago di Como. Affascinato dalla fotografia, giorno dopo giorno si impegna per cercare di catturare ogni attimo in un’immagine. La sua passione cresce e lo porta verso la post produzione digitale. La sua mostra in via Dante a Milano nel 2010 dà il via ad una serie di partecipazioni ad importanti competizione fotografiche.
Raimondo Castronuovo (Scultura) vive e lavora a Berlino. Si laurea in architettura nel 2009 ma gi piace considerarsi un autodidatta. La sua ricerca inizia dalla figura umana rielaborando tutto ciò che non è essenziale per portare alla luce  la profonda solitudine dell’essere umano. Prende parte a diverse esibizioni, come “Il pazzo d’Assisi” ad Andria nel 2009 e “Più falso del vero” a Napoli nel 2012.
Oriana Vertucci (Video) è di origine salernitana e si forma fin da subito sulla scultura, dalle principali tecniche, al disegno, fino all’incisione. Questa passione la guida ad allargare i suoi interessi fino a farle scoprire  l’arte del videomaking a passo uno. Nei suoi cortometraggi introduce creazioni scultoree, umanizzandole con l’animazione.
Mauro Mazzara (Premio Carlsberg) nasce a Milano nel 1980, inizia a disegnare a matita a 2 anni e non smetterà mai. Frequenta la scuola Arte&Messaggio di Milano e, dopo essere stato pubblicato anche sull’Annuale Illustratori 2002, si iscrive al corso di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. E’ socio fondatore del Totemic Studio, operativo nel corso dell’illustrazione e della grafica. Tiene inoltre corsi di disegno e pittura.

WHO ART YOU? è un contest internazionale dedicato ad artisti di età compresa tra i 18 e i 35 anni che si è svolto a Milano il 24 maggio 2013 per iniziativa di NOlab.
Un modo per mo­strare di che arte si è fatti! Un evento che unisce giovani artisti, galleristi d’avanguardia e gallerie storiche italiane ed internazionali, giornalisti e critici per creare una vetrina uni­ca e ambivalente, un momento di scambio e di lancio nel difficile mercato dell’arte. Un evento unico: una gigantesca collettiva di 60 artisti, ognuno presente con l’ unica creazione sele­zionata. 20 opere pittoriche , 20 opere fotogra­fiche, 10 sculture e 10 video. Durante la serata una giuria scientifica di operatori del settore ha decretato i vincitori, che avranno modo di mostrare ulteriormente il proprio talento in una mostra collettiva riservata a loro alla Design Library di via Savona 11 dal 18 al 22 ottobre! - See more at: http://www.youmpa.com/events/49889/who-art-you-2--and-the-winner-is#sthash.g4zwXuda.dpuf
WHO ART YOU? è un contest internazionale dedicato ad artisti di età compresa tra i 18 e i 35 anni che si è svolto a Milano il 24 maggio 2013 per iniziativa di NOlab.
Un modo per mo­strare di che arte si è fatti! Un evento che unisce giovani artisti, galleristi d’avanguardia e gallerie storiche italiane ed internazionali, giornalisti e critici per creare una vetrina uni­ca e ambivalente, un momento di scambio e di lancio nel difficile mercato dell’arte. Un evento unico: una gigantesca collettiva di 60 artisti, ognuno presente con l’ unica creazione sele­zionata. 20 opere pittoriche , 20 opere fotogra­fiche, 10 sculture e 10 video. Durante la serata una giuria scientifica di operatori del settore ha decretato i vincitori, che avranno modo di mostrare ulteriormente il proprio talento in una mostra collettiva riservata a loro alla Design Library di via Savona 11 dal 18 al 22 ottobre! - See more at: http://www.youmpa.com/events/49889/who-art-you-2--and-the-winner-is#sthash.g4zwXuda.dpuf
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Un modo per mo­strare di che arte si è fatti! Un evento che unisce giovani artisti, galleristi d’avanguardia e gallerie storiche italiane ed internazionali, giornalisti e critici per creare una vetrina uni­ca e ambivalente, un momento di scambio e di lancio nel difficile mercato dell’arte. Un evento unico: una gigantesca collettiva di 60 artisti, ognuno presente con l’ unica creazione sele­zionata. 20 opere pittoriche , 20 opere fotogra­fiche, 10 sculture e 10 video. Durante la serata una giuria scientifica di operatori del settore ha decretato i vincitori, che avranno modo di mostrare ulteriormente il proprio talento in una mostra collettiva riservata a loro alla Design Library di via Savona 11 dal 18 al 22 ottobre! - See more at: http://www.youmpa.com/events/49889/who-art-you-2--and-the-winner-is#sthash.g4zwXuda.dpuf

lunedì 7 ottobre 2013

COSÍ SOPRA COME SOTTO

Ci siamo messi a guardare le stelle, in cerca non più di una specie di spazio ma dello spazio vero e proprio, dell'immenso vuoto per disperdere ansie e dolori, per sedare le ambizioni e andare laddove nessun uomo è mai giunto prima? 
No. 
Semplicemente, dopo l'esperienza fortunata di EXU dell'anno scorso, Gabriele Bassini ha voluto ritentare l'esperienza artistica di Villa Stanga a Crotta d'Adda (in sintesi: un edificio tardo barocco al centro di un parco d'altri tempi, situato nelle coordinate più sperdute della pianura padana). E' un esperimento, stavolta condotto da pochi, per assumersi un rischio più alto e non forzare nessuno ad una committenza difficile e a un budget ridotto. Stiamo a vedere.
DCF


L’uomo contemporaneo è schiavo degli oggetti, l’uomo moderno era schiavo di se stesso, l’uomo primitivo era legato al cosmo. 
 Gabriele Bassini 

COSÍ SOPRA
COME SOTTO

"Secondo una diffusa credenza, le stelle conterrebbero l'anima delle persone defunte. Perciò, si dice, che ogni volta che una persona muore una nuova stella si accende nel firmamento. Secondo la stessa credenza, le stelle cadenti, oltre ad essere di ottimo augurio e a realizzare i desideri rappresentano la discesa di una nuova anima sulla terra. Sul piano simbolico, le stelle, sono protagoniste del ciclo della vita. Questo spiega il fatto che la maggior parte delle costellazioni antropomorfe traggono origine da racconti mitologici che descrivono l'ascesa di uomini verso il cielo per mano degli dei. "

Qual è il senso della vita? Cosa accade quando si muore? Qual è la relazione tra uomo e Universo? Questi sono gli interrogativi che si affannano nel cuore dell'uomo da sempre. La voglia di trovare un significato alla vita è stato uno dei principali motivi che ha portato l'individuo sulla strada della conoscenza e che ha rafforzato il legame tra uomo e cielo.
Quest'ultimo aspetto è di particolare importanza non soltanto in quanto mezzo principale con cui scandire il tempo che governa la vita umana, anche perchè funge da dimensione magico-religiosa dove l'uomo può rifugiarsi con tutte le sue paure, le domande e i sentimenti, comuni a tutte le credenze.

Per questo motivo l’installazione COSÍ SOPRA COME SOTTO propone la riscoperta di un aspetto rituale che l'uomo ha sempre posseduto ma che nella contemporaneità ha messo da parte per abbracciare una logica consumistica basata sul godimento immediato, sull'istantaneità e sull'assenza di pensiero che ha contribuito a corrodere il mondo delle credenze e a mettere in crisi la naturale inclinazione dell'individuo verso la spiritualità.


Sonia Secchi


Dopo l’avventura di EXU dell’anno scorso, un’altra scommessa, quella di sfidare le intemperie e allestire in pochissimo tempo un esperimento scenografico (arte? non arte? chi lo sa) in cui bisogna affrontare le esigenze della committenza, il clima ballerino, uno spazio tanto suggestivo quanto quello di Villa Stanga a Crotta d’Adda, edificio tardo-barocco situato in un parco che già ospitò la collettiva che Gabriele Bassini, co-curatore dell’evento assieme alla gente dell’associazione UNA SPECIE DI SPAZIO, decise di ambientarvi.
In un momento così difficile per l’espressività giovanile e per l’indagine spaziale, almeno qui, dove siamo noi, sotto le costellazioni autunnali, è una sfida da cogliere, l’importante è provarci. 


David C. Fragale


si ringraziano per la collaborazione: Andrea Parisi, Federico Fronterrè, Elena Baila, Anna Cigoli.

mercoledì 31 luglio 2013

COME LA METTIAMO CON LA PENA ETERNA? BASTA IL SILENZIO

No, non si parla della pena del caldo, comunque torrido, comunque snervante, nè dell'ansia che ti prende quando sai di non avere uno straccio di quattrino e sei un over thirty con scarse probabilità di vedere sia la pensione che la vecchiaia stessa. Eppure sì, in questo titolo che "a caso" ci ha offerto una serata di letture del sommo Dino Buzzati, io e Sonia Secchi, promotori dell'evento, abbiamo risposto con il silenzio. Silenzio sulle cose umane e troppo pressanti, ma molto suono, musica, e movimento, e poesia, in quella specie di spazio che è PIKIDI ARTE, di cui ho già parlato qui. Una serata condivisa con l'artista Massimo Geranio e il suo AVENEMOSUM, che a rigore compare nel video che racconta la serata, perchè di sinergia si parla, e di un progetto comune, o meglio di una sperimentazione comune, quella di fare lettura, di leggere, di dire, fra lo studio coreografico e l'estemporaneità totale. In quanti e quali modi può viaggiare un testo nell'ipertesto?

 
COME LA METTIAMO CON LA PENA ETERNA? BASTA IL SILENZIO.
Sonia Secchi, Tamara Fragale e Loris Lari indagano l'esperimento del reading attraverso i mezzi dell'esibizione multimediale, cercando ritmo e confronto nell'ipnotica messa in scena di una "situazione" dove la figura umana sposa le parole e la melodia. Ogni cosa trae spunto dalla realtà temuta e odiata, ma anche dall'ignoto che ci circonda, ci confonde, ci racconta cose che fatichiamo a comprendere. Ogni cosa è un fatto vero.
Flavio Aster Bissolati "gioca" con il testo, lo reinterpreta, lo pluralizza, lo dissolve, fra recita e manipolazione della voce, citando gli esercizi di stile di Raymond Queneau ma prendendo una strada tutta sua, che ho trovato esilarante.
Io ho rifiutato la lettura estemporanea e mi sono affidato alla preregistrazione e alla stampa fatta in casa, alla voce e alle illustrazioni di amici per raccontare le mie favole - e un grazie particolare va a Massimo Geranio per avere letto il mio Mostro senza nessuna anticipazione di sorta, e narrato così come è stato letto, per la prima volta.
E come questa prima volta, Sonia, Flavio, mia sorella e altri continueremo questa indagine della lettura negli spazi e fra gli spazi, cercando i silenzi che annullano, per un momento, quella pena tanto eterna.

David Chance Fragale

Sonia Secchi, con cui ho organizzato la serata contro la pena eterna, e di cui ho curato il trucco (e ne sono assai soddisfatto)

Flavio Aster Bissolati e il sottoscritto; in questo momento dell'esposizione del suo breve racconto UNGHIE, Flavio sperimentava la lettura con palato ricolmo di marmellata...
Tamara Fragale, mia sorella, che ha danzato per Massimo Geranio e Sonia Secchi, ma in fondo un pò per tutti...

Loris Leo Lari ha accompagnato la lettura di Sonia e la danza di Tamara

Massimo Geranio legge una poesia su un'improbabile sfondo

Ancora Tamara
E a seguire il video, un sunto alquanto esaustivo, che dura sedici minuti malgrado abbia dovuto "alleggerirlo" un bel pò, girato da Federico Fronterrè e montato dal sottoscritto nei giorni del caldo torrido. Mi scuso quindi per le inavvertenze tecniche e buona visione!

martedì 2 luglio 2013

IL NOSTRO LOGO: una specie di anniversario

 La Specie di Spazio, almeno per quel che riguarda la sede, è in chiusura, ne abbiamo già parlato qui. Vabbè, potrei dilungarmi all'infinito su questo argomento, e in effetti ce ne sarebbe bisogno, ma forse converrà farlo a tappe, in situazioni contingenti che mi permettano di fare paralleli, sollevare interrogativi e dare possibili risposte. O forse non ne parlerò mai più e questo blog diventerà solo più strano e dispersivo, non lo so. 
Oggi, mi andava di rendere omaggio a quello che a tuttoggi è il nostro marchio di maggiore successo, ossia il nostro logo, che io in primis mi sono divertito a modificare volta per volta, qualòra si presentasse una celebrazione, uno stato climatico, un pensiero ossessivo, proprio come i google doodles, a partire da quel personaggino tanto simpatico che ritrovai in una cartella di lavori di Alice Seghetti. E infatti proprio a lei, dopo la sua esposizione nello Spazio, affidai il compito di trovarci un logo, fondamentale per il social network; e lei prontamente mi fornì diverse soluzioni interessanti, ma per qualche motivo nessuna mi sembrava andasse bene. Volevo qualcosa in linea coi tempi, che potesse giocare con lo spettatore, che ironizzasse sulla nostra missione, volevo un meme. E così scelsi il logo che vedete più in alto. 
Poi altri autori, conosciuti e sconosciuti, ma tutti volenterosi, ci hanno omaggiato delle loro interpretazioni del logo di Alice. Sono una più bella dell'altra e spero di averle ricordate tutte nelle piccole animazioni più in basso. Così come spero di non dimenticare nessuno nell'elenco che segue, un elenco che non può essere esaustivo dato che altri di questi omaggi arriveranno e io non vedo l'ora. Perchè è proprio in questo character che risiede la poliedricità dell'associazione, dell'idea al suo interno, e la sua capacità di manifestare l'animo di chi se ne prende cura.
DCF









Il logo rivisto dai nostri autori: Sonia Aloi, Eloisa Alquati, Sarah Bonvicini, Anna Cigoli, Renato e Simona Florindi, Anna Mabizanetti, Sabina Meschisi, Mina Murray e Roberta Sacchi. Grazie a tutti.
E qui il logo psichedelico di Eleonora Liparoti detta Eta, un'ideale fuga dal piano fisico per accedere a tutti gli spazi superiori...grazie anche a te, nel tuo chissaltroquandove.

lunedì 24 giugno 2013

TEMPO DI CHIUDERE

Il video qui sopra è stato realizzato quando eravamo ben consci che presto anche la sede di Una Specie di Spazio si sarebbe unita alla triste schiera di locali sfitti,da ridestinare, forse diventare un prolungato raccoglitore di polvere e di ragnatele, ma di fronte all'ineluttabile abbiamo voluto ricordare quanto colore, quanta musica, abbiamo accumulato all'interno di un luogo le cui dimensioni sembravano spesso mutevoli, talvolta piccolo, la maggior parte più grande di quello che era in realtà, come se quello che ci mettevamo al suo interno potesse bucare lo spazio, gonfiarlo e farlo dilatare. Non sarà più così.


Quando sei costretto a vedere questo cartello affisso alla saracinesca, capisci che è arrivato il momento di fare il punto della situazione. E non senza una marea di considerazioni oggettive e altre personali.
UNA SPECIE DI SPAZIO, prima di tutto è stato un esperimento; ovvero, un tentativo di affrancarsi dal sistema delle gallerie e della critica, la necessità di addossarsi le responsabilità verso ciò che ci piace e vorremmo vedere, sentire - come per il precedente SpazioWunderkammer, una sorta di provocazione e di invito ad aprire altri spazi all'interno della città, cosa che poi in parte è successa. Non vivendo di una definizione precisa (spazio polivalente, galleria, oggetto d'arte, vetrina, luogo di incontri e scontri, tesseract emotivo e chi più ne ha più ne metta) e non essendo noi un'associazione culturale basata sulle convenzioni del genere, era inevitabile che il progetto "fisico" di Una Specie di Spazio dovesse conoscere una data ultima. Però concorrono sicuramente altri fattori, e qui chiamo in causa l'emotività per meglio esprimere quanto penso. Il sostegno è fondamentale, soprattutto quando quello che fai non ha scopo di lucro, ma vive di passione e soprattutto di ricerca; allora bisogna che tempo ed energie siano ben spesi, cosa impossibile quando la tua associazione viene precettata in progetti che sono come galline dalla testa mozzata, cioè vivono e corrono di qua e di là ma non hanno vita; lo stesso dicasi per chi espone buone idee, ti coinvolge nella realizzazione di momenti creativi e infine sparisce verso altri lidi dopo avere sfruttato quanto gli poteva essere dato - non è una novità, sia chiaro, la maggior parte della gente segue il proprio tornaconto, la cosa più triste è dover annoverare fra questi traditori anche persone che ritenevo amiche. Io sono fatto così, vivo nella confusione, e del domani so ben poco, non mi occupo di politica e non credo che risolva nulla parlarne, chi ne parla fa l'impegnato sociale e poi va a votare nuovamente quelli che hanno distrutto un paese - c'è stato un atteggiamento politico nella Specie di Spazio? ovviamente, ma spero si intuisca nel significato più vero del termine. Poi c'è l'amore: l'amore verso gli altri e le loro idee, l'amore verso se stessi e il mettersi alla prova, e l'amore verso l'espressività in genere, senza la quale ben poco si potrebbe fare per non soccombere all'omologazione finale e alla disempatia.
E' un fatto contestuale, in fondo. Ogni luogo vive di regole proprie, e così la città di Cremona, non differente da altre, dove si alternano gradevoli momenti di fervore a lunghi periodi di stasi, dove il colore di una giunta, le velleità dittatoriali di un professorucolo, il sempiterno aperitivo al sempiterno localino, le grandi bugie bianche che devono rendere bellissimo il quotidiano, lottano con la necessità di vedere e di fare, di colloquiare nei silenzi fregandosene della dialettica fine a se stessa, con il bisogno di fare ricerca e di aiutare chi lo merita, di scoprire che c'è uno spirito nelle cose, un genius loci, e che per mantenersi puri è necessario sottrarsi a quello che ti fa perdere tempo.
Ecco, lo spazio di Una Specie di Spazio cominciava a farci perdere tempo. Anche la città comincia a farci perdere tempo. E così le persone. Triste ed opinabile, è vero, ma quano non è il tuo lavoro quello di sopportare le idiosincrasie altrui, allora meglio smettere. 
Ovviamente l'associazione non chiude, non può, anche perchè le persone non chiudono. Ci sono un mucchio di cose che si possono fare senza una sede, anche negli inverni freddi, per quanto sia più difficile farle, e altre le faremo a brevissimo. Come il nostro nume tutelare Perec diceva "metto un quadro su un muro. Poi dimentico che c’è un muro. Non so più che cosa c’è dietro il muro, non so più che c’è un muro, non so più che questo muro è un muro, non so più che cos’è un muro. Non so più che nel mio appartamento ci sono dei muri, e che se non ci fossero muri, non ci sarebbe l’appartamento. Il muro non è più ciò che delimita e definisce il luogo in cui vivo, ciò che lo separa dagli altri luoghi in cui gli altri vivono, non è più che un supporto per il quadro. Ma dimentico anche il quadro, non lo guardo più, non lo so guardare. Ho messo il quadro sul muro per dimenticare che c’era un muro, ma dimenticando il muro dimentico anche il quadro. Ci sono i quadri perché ci sono i muri. Bisogna poter dimenticare che ci sono dei muri e quindi non si è trovato niente di meglio che i quadri. I quadri cancellano i muri. Ma i muri uccidono i quadri. Oppure, bisognerebbe cambiare di continuo, o il muro, o il quadro, mettere senza posa altri quadri sui muri, o cambiare sempre il quadro di muro."
Ecco. Adesso noi i muri non li abbiamo più. Problema risolto.
DCF

domenica 23 giugno 2013

PICCOLI MONDI IN MOVIMENTO

Nel post precedente ho presentato le ragazze di PICCOLI MONDI, e abbiamo lasciato che fossero le foto a parlare; adesso, raccontiamo il loro evento performativo/installativo con musica e immagini in movimento: Alessia Degani e il suo Spazio blu, Dentro di Franziska Freymadl, Erica Lanzoni e lo Spazio-Tempo, la Radice di Roberta Sacchi, Giulia Voltini e il suo Giardino interiore, e poi quelli che ne hanno fruito di più e hanno dato la forza e lo spirito per trasformare quei piccoli detriti emotivi, quei satelliti di idee in veri e propri PICCOLI MONDI.



Il secondo video, curato da noi della Specie di Spazio, cerca di rendere giustizia alla voce e alla presenza di Franziska Freymadl, che per il suo piccolo mondo ha scelto noi per realizzare questo semplice videoclip, IL TUO TRASLOCO; spero che possa servirle nel futuro quanto probabilmente lo spera lei.



Un doveroso omaggio anche al parto di foglie di Erica Lanzoni, che ha cercato di raccontare in modo elementare (elementale?) un'idea dai molti sottotesti, che parla di contatto con la natura, di azioni e di creazioni, di geometrie esistenziali e pertanto disvelamento della propria personalità. Il video è stato girato in collaborazione con Filippo Iorio.


E adesso? Adesso non resta che aspettare di vedere quali nuove orbite percorreranno i piccoli mondi...
DCF

mercoledì 19 giugno 2013

PICCOLI MONDI


PICCOLI MONDI, sì, ma forse solo perchè piccoli sono i contesti in cui si esprimono e a cui si rivolgono. Non credo ci sia niente di piccolo nello sforzo, nell'adesione, nelle speranze di chi, artista o sostenitore, tecnico o curatore, ha vissuto questa esperienza, culmine di un progetto che forse è passato troppo inosservato, ovvero NO/WHERE NOW/HERE (e che la nostra associazione conosce bene, basta cercarne le tracce su questo blog). Non mi dilungherò in polemiche che nessuno leggerebbe, in una città troppo abituata a farsi la guerra da sola è molto meglio gettare un'occhiata a coloro che stanno in trincea, magari anche solo con l'elmetto calato sulla testa chiedendosi che diavolo succede; inutile poi accusare chi, solipsisticamente, snobba gli eventi di chi tanto ha da dire solo perchè si pensa migliore di altri o non si sente in essi coinvolto (e magari, tecnicamente, dovrebbe). Mi limiterò invece a complimentarmi con le ragazze che hanno dato vita ai loro "piccoli" mondi, ovvero, rigorosamente in ordine alfabetico, Alessia Degani, Franziska Freymadl, Erica Lanzoni, Roberta Sacchi e Giulia Voltini. Ognuna di esse ha espresso, in un processo che, sottolineiamo, è da ritenersi un percorso formativo, l'idea di uno spazio condivisibile, dove il pubblico può interagire con gesti e parole, visioni e soprattutto aspettative di chi queste strutture (il tanto famoso gazebo, rivisto ed evoluto) le ha tirate su sotto il sole cocente. Okkei, io c'ero e ne porto le tracce sulla fronte screpolata, ma sottolineo anche la presenza di Michele Ginevra, Elisabetta Dilda e Laura Carini, più qualche amico e collega che, mosso da sincero spirito di partecipazione e sostegno, ha dato una mano gratuitamente.
Forse una cosa che l'intensa giornata mi ha insegnato è che, al di fuori delle etichette, dei fanatismi, delle vanità, delle operazioni politiche e via dicendo, la professionalità si cela nella capacità di darsi e di dare senza tanti fronzoli, aiutando per il semplice piacere di farlo e, nel caso delle ragazze protagoniste dell'evento, regalando una parte di sè a chi è capace di accettare il dono proteso.  

Per adesso butto qui un pò di fotografie, scattate da me e da Sonia Secchi, alleata e amica. Ma grazie ad Andrea Riboni e Federico Fronterrè presto avremo altri scatti e un video che ricordi l'ennesimo tentativo di raccontare il mistero, fragile come il babau di buzzatiana memoria, "molto più delicato e tenero di quanto si credesse. Era fatto di quell'impalpabile sostanza che volgarmente si chiama favola o illusione: anche se vero. Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia. Avido di sterminarti, il mondo civile ti incalza alle calcagna, mai più ti darà pace."
 DCF    
                                                                                                      
 
 
Franziska Freymadl (nella foto più in alto al lavoro per costruire il suo spazio DENTRO, e qui sopra in due still frames del videoclip girato per lei da me, Anna Cigoli e Federico Fronterrè, che presto posteremo anche qui); Franziska è una ragazza dal carattere forte e deciso, forse più di tutte le protagoniste della giornata ha sofferto degli incidenti di percorso che un evento formativo dalle risorse limitate può causare, ma nel suo vigore risiede il suo pregio più grande, e nelle sue speranze la possibilità di capire meglio le esigenze di chi non fa arte solo per nutrire il proprio ego ma trovare una direzione nella vita. 
Giulia Voltini, in GIARDINO INTERIORE, ha creato uno spazio bianco, velato, profumato e pieno di fiori sospesi, un angolo per sedersi e riposare (malgrado il caldo) - un piccolo mondo molto amato dai bambini...
Roberta Sacchi detta Sakka, in alcune foto di Sonia Secchi e di Giulia Galelli; RADICE, il suo piccolo mondo, è una camera di archetipi e altri simboli che per me sembra unire l'arte contemporanea alla necessità di scoprire da dove essa viene, a costo di tornare nelle vecchie caverne e cercare fra le pitture rupestri.


SPAZIO-TEMPO di Erica Lanzoni mi ha coinvolto in più fasi, dato che dietro c'è una personalità complessa e semplice allo stesso tempo, qualunque cosa vogliano dire le due categorie; quindi: sassi, sabbia, foglie, tante foglie, il trucco della donna-albero, la femminilità intrisa di paganesimo. A questo link trovate il video che è parte integrante dell'installazione.

Onirismo, intimità e blu, tanto blu, per Alessia Degani e il suo SPAZIOBLU; un colore assurto a idea di calma magica, anche e soprattutto da posare sulla pelle.

Tante altre foto le trovate sulla pagina ufficiale dell'evento, e altre ne inseriremo noi in un post successivo.