venerdì 18 febbraio 2011

VIDEO KODAMA!

Ed ecco l'ormai immancabile video che testimonia alcuni dei momenti dell'inaugurazione del BOSCO DI KODAMA, soprattutto la timida Anna Cigoli, generalmente poco incline al dialogo, men che meno alla discussione del proprio lavoro. Ma poi si sa, un bicchiere tira l'altro, e allora tutti ci si scioglie un po' di più...  



P.S.: E' doveroso ringraziare ancora una volta Eugenio Villani, che senza beccarsi un quattrino ci prepara questi spezzoni che a noi tutti servono molto, e non solo per ricordo, credetemi.

P.S.

E giusto che si parla di Anna, fresco fresco giunge MUMBLE:, mensile gratuito distribuito tra Modena, Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, eccetera, dove ad Anna Cigoli è destinata la copertina con una delle illustrazioni esposte da noi e il fumetto che abbiamo scritto insieme qualche anno fa (ma procuratevi delle lenti, perchè le vignette sono mooolto piccole)!
E giusto poi che si parla di riviste, già che ci sono segnalo la webzine HASH, curata da Greta Xella, Nastassia Oswald ed Eleonora Liparoti, cioè Eta, che come già annunciato colonizzerà pure lei la specie di spazio. Se poi sfogliate sfogliate c'è pure Alice Seghetti, alias Totemica, un'altra delle bravissime creative che dovrebbe venire a trovarci e portare il suo mondo - dico dovrebbe perchè in giorni duri come questi il condizionale è d'obbligo. Ma la speranza è l'ultima a morire e la prima a resuscitare...
Al prossimo post con il video ufficiale del BOSCO DI KODAMA!               DCF                                                                                                                                                        

giovedì 17 febbraio 2011

GIROTONDO



Che ci volete fare? Non si finisce mai di crescere...

IL BOSCO DI KODAMA: UNA MOSTRA E ANCHE NO...

...Sì, perchè il BOSCO DI KODAMA è un modo di vivere la specie di spazio in una maniera un po' "classica", di quelle che poi la gente ti scambia per gallerista, dice che "vendi le opere", e non è vero, perchè - ripeto - questo esperimento dentro Cremona, dentro la città delle definizioni, è uno spazio libero, uno spazio che vuole fuggire il mercato e anche i preconcetti cui un certo modo di vedere e fruire la cultura ci ha abituati, uno spazio che non ha bisogno di essere giudicato, ma giudica. Così, Anna Cigoli e le sue creazioni (quelle esposte e altre le trovate qui) sono state un modo di portare dentro il perimetro delle idee un messaggio che forse non è nuovo, ma in virtù della forza di questa meravigliosa donna,  dell'universo in cui crede, del suo modo di vedere le cose segrete che, lo ammetto, fa innamorare di lei, ecco allora la natura, gli alberi, le tele delle driadi e delle silfidi, e gli spiriti kodama, e laggiù Totoro che ammicca sinistro fra le illustrazioni, come a dire: "che volete? che avete da guardare? questo è quello che è, chi vuol vedere veda, chi non vuol vedere s'arrangi, o come dice il detto: non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
In mezzo campeggia un albero, un po' striminzito d'accordo, un albero abbattuto da un temporale, ancora verde dentro, e  a noi che non siamo botanici ma altro ci è venuto in mente di piantarlo là nel mezzo, perchè Federico e io abbiamo subìto un attacco di horror vacui, e perchè io e Federico vogliamo a tutti i costi mischiarci con chi nella specie di spazio ci viene e ci fa le cose, perchè la specie di spazio non è uno spazio espositivo, ma uno spazio vitale, e chi ci vive collabora alla creazione di quella che è sempre un'opera collettiva.
Ma si diceva dell'albero. Beh, poi Anna l'albero l'ha arricchito, gli ha dato una nuova vita, o ne ha celebrato la morte, disegnandoci sopra gli spiritelli tanto cari a Miyazaki e Buzzati ("melusine" le chiamava lui...).
Ultimo aneddoto, perchè questo dev'essere un sito di facile lettura, senza troppe chiacchiere: oggi qualcuno è venuto a vedere l'esposizione, ha detto qualcosa di inedito rispetto al solito, a dispetto del solito, cioè che nei dipinti di Anna c'era del macabro...macabro! Rimuginando sull'evento precedente, cui questo spettatore non è intervenuto, mi è venuto da sorridere, ma poi - poi perchè no? ecco la sorpresa,  eccola, forse che non ho visto anche io, sempre, qualcosa di strano, inquietante,  in queste donne di corteccia, in queste creature di verde e di marrone, che Anna dipinge diligentemente, cercando il filo di un discorso che forse nessuno conoscerà mai? Eppure non ci pensavo più da tempo, le avevo ormai accettate come creature innocue, larvali, mai dedite all'inganno e al dolore...eppure...allora ecco a cosa ci serve, a me e a Federico, uno spazio come questo: non solo a  mostrare ciò che ci piace, ciò che conosciamo, ma a riscoprirlo a nostra volta. E lo dice uno che l'arte di Anna la conosce bene...


Il 12 febbraio 2011 abbiamo inaugurato IL BOSCO DI KODAMA. L'afflusso di persone è stato discreto, anche se la maggior parte della cittadinanza diserta, manca all'appello, evita gli spazi defilati, nonostante la promozione capillare evita anche noi. Ma poi, anche fra quei pochi che vengono, c'è la sorpresa, il trionfo, qualcuno che coglie dell'uno e dell'altra, dello spazio e dell'opera di Anna, ci sono le critiche, le critiche ritirate, ci sono quelli che non sanno cosa vengono a vedere e quelli che lo sanno esattamente, e sembra di stare a un pic-nic sotto l'albero, in cui ognuno ha qualcosa da dire da fare, piccole tragedie e grandi commedie si consumano fra le pareti dello spazio ora angusto ora enorme - intorno i quadri, le tele, i silvantropi di Anna, che non dicono nulla, non giudicano, inermi nel tempo e nello spazio, presenti anche quando tutti vanno via, solo loro restano, a sostenere la notte piovosa che arriva. E io li amo, li amo.  

  
 








Le foto qui raccolte sono una parte di quello che potete trovare sulla nostra galleria di flickr, e sono state scattate da me, da Federico Fronterrè e da Andrea Riboni,  che ringrazio in modo particolare perchè ha saputo vedere in questa nostra piccola magia qualcosa che lui, prendendo in prestito le parole da Yoko Ono, ha descritto così: "L' arte è potere. L' arte ha un potere incredibile, poichè ha la capacità di fornire alla gente energia ed ispirazione suggerendo nuovi modi di vedere le cose, la vita. È importante come ogni altra cosa. Talvolta pensiamo che il parco non è utile, che è soltanto un gruppo di alberi o qualcosa di simile, e che gli alberi non dicono molto. I benefici dati dagli alberi sono così invisibili che la gente pensa di poter tagliare gli alberi e costruire un palazzo. Puó sembrare più economico ma, una volta tagliati gli alberi, si vedrà cos'è andato perduto. Gli artisti sono uguali. Il loro ruolo nella società è simile a quello degli alberi."
Mi piace pensare che Andrea ci abbia parecchio azzeccato su Anna, e spero anche con tutti noi.
                                                                                                                        DCF

ALLESTENDO IL BOSCO DI KODAMA...

Io, Federico e Michela abbiamo lavorato sodo. Anna ha vissuto lo spazio in modo professionale, evitando l'atteggiamento spocchioso di chi butta le sue tele in un angolo e poi pretende che qualcun altro le appenda per lui/lei. No, l'allestimento di un evento, sia esso una mostra o che altro, è una delle cose più stimolanti di tutto il processo artistico, talvolta penso che ne sia il vero compimento, ma vabbè, passiamo oltre...
Questo è il video che è venuto fuori dai giorni che hanno preceduto l'inaugurazione, e io ho pensato di fare una cosa un po' diversa dal solito, aggiungendo alle immagini non solo la bella musica di Edward Shearmur, ma anche qualche frase tratta dai film di Wim Wenders "Lisbon Story" e "Il cielo sopra Berlino": il risultato è forse qualcosa di troppo simile al Fuori Orario di Ghezzi, ma qui è tutto un esperimento, dopotutto. 
                                                                                                         DCF

giovedì 10 febbraio 2011

SI INAUGURA "IL BOSCO DI KODAMA"

Il 12 febbraio 2011 lo spazio si trasforma nuovamente, e dal caos primigenio (di cui Skeletro379 è stato il degno rappresentante) ci evolviamo nell'equilibrio e nella pace del legno portati da Anna Cigoli (la meravigliosa Anna), dipinti che timidamente si abbarbicano sulle pareti e spiritelli kodama che ci puliscono i pavimenti (magari...) e fanno sì che lo spazio torni virginale, quasi accademico, come se i curatori fossero tutt'a un tratto diventati dei veri galleristi. Ma non è così. Noi non siamo galleristi, e questa non è solo una mostra. Partecipate.

mercoledì 9 febbraio 2011

SOLLETICO SUL VISO: MAGICO POMERIGGIO DEL NON DEFINITO

Buongiorno buonanotte buonappetito a tutti i mangiatori di pixel. 
Eccomi qui, finalmente raccolgo l'invito di David e vengo a invadere di pesci volanti anche questo blog: sono Eta e sono qui per reinventare il mondo con il mondo.

Ma questo lo faremo nel futuro già successo e nel passato che deve venire, per ora mi limito a raccontare un pomeriggio magico di qualche settimana fa.

È da parecchi anni che conosco Alessia Degani e sempre di più io e lei ci scambiamo bucce di pensieri, cicatrizziamo insieme le lacrime e cuciamo i nostri sorrisi alle orecchie; ci amiamo, insomma.
Se c'è una fissa che ho sempre avuto è quella di mischiare (pericolosamente) mondi; quando questo avviene in modo fruttuoso mi ubriaca un'euforia incontenibile. Ma questo pomeriggio che voglio raccontarvi era così bello che l'euforia si è fatta scavalcare dalla dolcezza e dalla pace.
Andiamo con ordine - almeno un po'...
Quando Alessia conobbe Renato, espresse il desiderio di colorargli il volto, azione che sta ripetendo in questi mesi, alla ricerca chissà di cosa, con un criterio ancora da chiarire, che probabilmente si spiegherà da solo nel percorso...
(Renato è, se vi fosse sfuggito, lo stesso Renato Florindi aka Skeletro379 dei post precedenti.)
A David venne naturale proporre ad Alessia di lasciarsi ospitare dalla nostra specie di spazio a Cremona. Alessia era titubante: Alessia sa bene quanto ogni scelta influisca sul momento, Alessia sa bene che il luogo è fondamentale. Ovviamente lo sappiamo bene anche noi, che abbiamo fatto di certe parole di Georges Perec il nostro solco prediletto. Quindi sapevamo che era giusto che Alessia titubasse. Alessia ha titubato titubato fino ad arrotolarsi nei suoi stessi ricci, ma come le molle veloci si è subito rilasciata a un "sì" innamorato dell'idea. Finché l'invito di farsi percorrere il volto dal pennello di Alessia non è stato esteso anche ad altre persone affini e, ben presto, anche l'evento di quel pomeriggio si è trasformato in un'ibrida giornata tra l'intimo e il pubblico, un po' come tutte le giornate della specie di spazio di Federico e David. Dico questo perché è facile notare la curiosità della gente che passa davanti alla vetrina del locale: non è immediato capire se "si può entrare" o no. Certo, quando era scenograficamente tappezzato dalle opere di Renato e pure da noi stessi era tutto più evidente («Certo che si può entrare!»), ma quando lo spazio è spoglio esso torna a essere una porzione di città più indefinita (e proprio questo confine labile è il perimetro su cui vogliamo giocare e riflettere, d'altronde).

Well... C'era Alessia coi suoi pennelli e c'eravamo noi (e il fuori...). Alla fine, siamo stati tutti colorati. E alla fine anche noi abbiamo colorato lei, lo abbiamo fatto tutti.

Alessia in azione su Renato
Sentire il pennello che scorre sul viso è rilassante, ma, oltre a questo, Alessia sostiene di aver notato in ognuno un approccio diverso, inclusa una sorta di trance.

 

Lei continuerà a ripetere quest'azione ancora tante volte e su tanta gente, probabilmente deve andare da qualche parte...


Forse avverrà di nuovo anche nel nostro specie di spazio, chissà.

Su Erica, oro e bruno come la sua chioma
Di sicuro, FF&DCF sono stati contenti dell'esperimento.
Un luogo non definito e un'azione non definita, confini che non si vogliono determinare e solo un'unica partenza non discussa: urgenza di creare, di fare, di stare.

Federico, che nella sua nuova pelle sembrava piacersi :)
Indice sul mento - mmmh... Come continuare su David?

Rispetto alle autoritarie gallerie d'arte, o rispetto a un flash mob iper organizzato, sono certa che cose piccole come quel pomeriggio possano apparire inutili, a qualcuno. Il fiume di pensieri che orchestra questa specie di spazio forse appartiene a un mondo troppo astratto perché si respiri davvero al di qua della nostra vetrina? Oppure stiamo riuscendo a riportare il nostro trasporto in questo progetto?
Be', di certo siamo bravi a farci domande e a non rimanere fermi - comunque.
Inoltre, quel giorno ascoltavamo ottima musica, e l'ottima musica nobilita tutto.
Gli occhi di Marina si confondono tra le linee azzurre di Alessia
Io volevo darmi ad Alessia nel modo più leggero possibile...
...Chissà come davvero Alessia avrà vissuto su sé stessa i nostri pennelli?

(Le foto del post sono tutte di David C. Fragale, Federico Fronterré ed Eta; potete vedere l'intera sessione sul nostro Flickr)

Eta

lunedì 7 febbraio 2011

GEORGES PEREC

Anche se ho chiesto ad altri amici artisti di dire la propria sul concetto di "spazio e vivibilità dello stesso", mi sembra doveroso dedicare almeno un post a Georges Perec, padrino ideale della specie di spazio aperto a Cremona. E infatti è stato a seguito della lettura del suo libro Specie di spazi che io e Federico Fronterrè ci siamo lanciati in questa avventura, o meglio ancora, l'idea di prendere possesso di un luogo e colonizzarlo c'era già (nel mio caso era un secondo tentativo), ma Perec ci ha offerto una buona occasione di riflettere maggiormente su cosa è lo spazio e come viverlo al meglio, abbandonando facili schemi comuni di fruizione e guardando oltre, verso un atto di conquista e di esaltazione, spazio come contenitore senza limiti, così come l'uomo è senza limiti. Ovviamente cercando di portare le sue riflessioni e suggerimenti in un contesto artistico, o quantomeno creativo.
Per chi fosse interessato a conoscere il pensiero di questo grand'uomo, e in particolar modo all'argomento di cui stiamo parlando, consiglio pertanto l'acquisto presso le librerie del saggio Specie di Spazi (Bollati Boringhieri Editore, collana Varianti), anche se per quanto mi riguarda Perec non è un capitolo ancora chiuso e di lui devo leggere /condividere altro. Magari anche solo per restituire il piacere a Eleonora Eta Liparoti, che mi prestò il libro suddetto, e a cui va tutta la mia gratitudine (nonchè la promessa di una bella derìve, al più presto...)

"(...) non c'è uno spazio, un bello spazio, un bello spazio tutt'intorno, un bello spazio intorno a noi, c'è un mucchio di pezzetti di spazio, e uno di questi pezzi è un corridoio della metropolitana, e un altro di questi pezzi è un giardino pubblico; un altro (qui stiamo entrando in spazi molto più particolareggiati), originariamente di grandezza piuttosto modesta, ha raggiunto dimensioni piuttosto colossali ed è divenuto Parigi, mentre uno spazio vicino, non necessariamente meno dotato in partenza, si è accontentato di restare Pontoise (...)"
Questo è Perec.
DCF

mercoledì 2 febbraio 2011

I VIDEO DI TRASHED

Skeletro379 è sicuramente meglio dal vivo, ma qui si può avere un assaggio del suo meraviglioso lavoro e dell'incredibile creatura che egli è - non solo un amico, ma un fratello, e quel che è meglio (o peggio, se la si vuole vedere così) un grande artista. E a costo di gettarmi in pasto ai lupi, ribadisco l'ignoranza e la superficialità di chi non sa cogliere l'importanza del suo lavoro, un'importanza in cui forse neppure lui stesso crede più, troppo spesso limitato da un mercato di sedicenti signori dell'arte bravi solo ad arraffare quattrini a chi ne ha o a chi non ne ha proprio (le vie di mezzo non mi piacciono, sono solo Ying o solo Yang); che poi il mercato non c'entra niente, e questo va detto subito, o subito anche la specie di spazio finirà fagocitato dal pensiero mercantile di chi pensa /sa quale sia il nostro bene. Con Skeletro379 abbiamo respirato aria buona, sono successe cose là dentro; mentre i suoi disegni riempivano le pareti e tutto cominciava a sembrare una specie di sogno pazzesco, cose nascevano e altre si sgretolavano, e  mi rendevo conto che stavo di nuovo crescendo, che tutto di nuovo cambia e che bisogna lottare per tenersi qualcosa, foss'anche il proprio mondo segreto. Che poi è quello che Renato sa insegnarti. 
Coelho ha detto: "Vivi la tua vita in modo che, quando morirai, tu sia l'unico che sorride e ognuno intorno a te piange."
Skeletro379 di sicuro riderà.




P.S.: non tutti i video che produrremo saranno postati sul blog, ma l'invito è quello di visitare la pagina youtube autonomamente rispetto a questo sito. Scrivo altre due parole giusto per ringraziare chi ci sta aiutando a tenere in vita questo spazio, con i suoi talenti o il suo tempo (e il tempo è denaro, si sa, se non peggio), riservandomi in un secondo tempo (ancora il tempo!) di presentare me e tutti quelli che stanno dietro le quinte, da chi ci fa le riprese a chi le foto, da chi ci ha aiutato a imbiancare delle orribili pareti spugnate arancioni a chi anche soltanto vive con noi la specie di spazio, dandogli ciò che più gli serve ora: muscoli, cuore, cervello e spirito d'iniziativa.

DCF

TRASHED


TRASHED è come abbiamo chiamato il primo evento-installazione-mostra nella specie di spazio creato da Federico Fronterrè e da me. Skeletro379, ossia Renato Florindi (i cui lavori bellissimi potete trovare qui), aveva già inaugurato in passato un altro spazio sperimentale, forse troppo soggetto alle idisioncrasie e ai limiti dell'individuo che lo gestiva, cioè io. Con Federico Fronterrè, però, tutto ha assunto un nuovo aspetto. Le considerazioni di Georges Perec (parleremo anche di lui,) assieme all'evidenza della libertà offertaci, di fronte alla capacità di muoverci come meglio credevamo, ci ha permesso di immaginare il lavoro di Renato come l'insieme di visioni folli di un folle, riunite in uno spazio unico - che poi Renato un po' folle lo è, data la sua attitudine a tenere nascosti i suoi disegni o a distruggere quelli più meritevoli e inesorabilmente destinarli alla spazzatura (ecco il perchè del titolo TRASHED).
Il risultato è ben rappresentato dalle foto (ce ne sono altre qui) che testimoniano quanto accaduto il 5 novembre 2010, dai video (nel prossimo post), da coloro che spero ne serbino il ricordo e dal tumore al cervello naturalmente conseguito. Io, terapeuticamente, devo limitare le parole.










 

Ne approfitto anche per ringraziare Eta (cioè Eleonora Liparoti), che come me e Federico, interverrà su questo blog per dire la sua. Eta è una blogger militante, ma avremo modo di parlare di lei più avanti, perchè il suo ruolo nell'ordine delle cose e di questo spazio in particolare è assai importante. Dicevo che la ringrazio perchè, prima ancora che questo blog esistesse, lei aveva già detto la sua su TRASHED, e le sue riflessioni particolarmente attente sono espresse laddove dormono i pesci volanti
DCF

ALLA CONQUISTA DELLO SPAZIO


Il 5 novembre 2010 è nato una specie di spazio (niente maiuscole, non ancora); nuovo nuovo, a Cremona, in Galleria del Corso n°36 - ma qualcuno sostiene che sia Piazza Roma n° 36, e già qui si intravede il futuro bizzarro di un luogo che non ha nome ma un'identità incerta, e incerto è così pure l'indirizzo. Che poi non è nato neppure il 5 novembre, ma quel 5 novembre è stato solo tenuto a battesimo, con l'installazione-mostra di Skeletro379, cioè Renato Florindi (se ne parla dopo, e bene), perchè lo spazio già esisteva, ed io e Federico Fronterrè, il mecenate di tutta l'operazione, lo vivevamo e lo discutevamo, e prima ancora di aprirne i battenti l'avevamo già ammazzato e resuscitato più volte, trasformandolo in negozio, poi in galleria, pensandolo invivibile e inabitabile, spazio a sè, auto-referenziale nel suo nulla, poi ci siamo detti che sarebbe stato un po' di tutto. Già allora ci rendevamo conto che non era lo spazio il problema, ma il contenitore più ampio in cui si trovava, ossia la città.
Cremona è un posto in cui si infrangono sogni e desideri, ma come la Shell Beach della tenebrosa, proteiforme Dark City di Alex Proyas, come certe architetture spaventose e forse inutili di Giovanni Piranesi e del Cornelio Escher, è spesso anche l'unico contenitore di sogni (per alcuni). Cremona è città, come tutte le città (?), dove esiste solo ciò che è promosso, legittimato, associato, amministrato, al massimo compromesso, tendente al perfezionamento e all'assimilazione, Cremona vive i suoi spazi per renderli odiosi. A volte. Tratta i suoi luoghi con l'amore che lo spettatore dona ai partecipanti al grande fratello (scusate se anche qui non uso le maiuscole), cioè con l'amore destinato a diventare odio e disprezzo, boicottaggio dell'immagine invidiata. E' un bel posto, Cremona, ma chi ci vive non è amante dei luoghi che abita. Io che a Cremona ci abito ormai da tanto, ma non ci ho vissuto l'infanzia, ricordo che arrivato nella città del torrone e dello strumento che comincia con la V di vendetta - io mi ricordo la nebbia, e gli androni, e i cortili misteriosi, e la campagna a un tratto, e certi quartierini solitari che ci vado poco, perchè quando ci vado trovo la città che mi piace, e me la conservo. 
Questa specie di spazio è  per me un omaggio a quel mistero che trovai giunto in questa città del nord. Io e Federico volevamo regalare un po' di stupore, perchè come dice un'amica, "lo stupore è un motore", e volevamo stupirci pure noi, che abbiamo cominciato questa cosa senza sapere come si va a finire. Perchè possiamo e ci va, perchè vogliamo vivere e fare vivere in pochi metri quadri un po' dell'animo umano (certo, ovvio, un certo tipo di umano), e forse, se riusciamo un minimo a essere diversamente curatori, anche a scommetterci sopra in un senso lavorativo e culturale. Adesso però NON è un lavoro, e la cultura, se c'è, è perchè ne siamo tutti più o meno pregni, se trasuda non è colpa nostra.
Avrò/avremo modo, io e Federico, di parlare ancora di questo esperimento, quest'ambizione e questo fallimento (parleremo anche della validità dell'ipotesi di fallimento), ma poichè ho già scritto troppo, lascio il resto alle giuste e belle parole, quelle che nascono dalla sapienza della sintesi, le parole di Luca Muchetti, che ha intercesso per noi sul giornale locale, ci ha suggeriti in un supplemento, fotografati e legittimati, un piccolo atto di giustizia che ammiro e quindi riconosco nell'inserire il suo testo integralmente. Per ora è tutto, ma non è vero, altri post mi attendono.
 David C. Fragale