Anche questa è fatta. Ed è stata fatta bene, secondo il mio modesto parere. Un’inaugurazione dall’atmosfera molto milanès (ognuno dia la sua personale interpretazione a questa affermazione come meglio riesce), facce nuove e nuove relazioni, e la sensazione che la Specie di Spazio stia confermando la sua identità di luogo mutevole, che cattura l’identità di chi vi lavora dentro, che assorba tendenze e speranze, che vada in una direzione mai univoca, ma che, come nel giardino dei sentieri che si biforcano di Borges, sia impossibile capire se esiste una via o molte che si diramano spontaneamente da quell’unico punto in Piazza Roma 36 per perdersi nelle infinite possibilità di espressione del sé che racchiude. La Specie di Spazio si affeziona a chi momentaneamente lo possiede, mi pare; ed è questa una caratteristica rara per quello che ho potuto vedere intorno a me negli ultimi anni. Anche perché questa affezione tende a sedimentarsi soprattutto sugli artisti che occupano lo Spazio, per poi attecchire anche su chi viene a visitarlo, a sfruttarlo in senso sociale o professionale, generando una forte carica empatica che dura oltre il tempo della visita (so quello che dico, credetemi). Specie di Spazio come Spazio Empatico? Una possibilità allettante, rischiosa e da indagare, nel tempo…
Alcune parole sulle fotografe di questa esposizione voluta e curata da Federico Fronterrè e messa in piedi dal sottoscritto, da Valeria Rossini e dalle fotografe stesse (che vedete in alto sotto il titolo del post); non dimentichiamo l'importante aiuto e sostegno di Stefania Mattioli e della galleria d'arte Il Triangolo.
Non voglio esprimere un parere critico, che stazionerebbe fra una sterile e autocelebrativa recensione e una riflessione contemporanea troppo lunga da gestire in questa sede. Adoro la fotografia. Anche io e anche Federico siamo (anche) fotografi, ma poi le cose si complicano. Anche. C’è una fotografia che si ciba del compiacimento tecnico, analogicamente studiata, e una fotografia illustrativa che si genera davanti allo schermo del computer, attraverso la meraviglia di photoshop. C’è una fotografia ludica, una fotografia documentativa, una fotografia che non è fotografia, per tacere dei molti generi che la fotografia comprende, cui ognuno approccia a modo suo. Riscontro gli estremi di questa libertà descrittiva su cosa sia la fotografia nel lavoro di tutte e tre le ragazze, Giulia Grandi, Sofia Labadini Love e Giulia Voltini. C’è un’ambiziosa descrizione del sé, di un sé affiancato all’altro sè, mai stabile ma proteiforme, come negli (auto)ritratti di Sofia; la descrizione di un mondo fantastico, tra il glamour e la moda, fra il tumblr e il blogger, di Giulia Voltini; la descrizione di una perfezione, della bellezza, di un affetto celato dietro l’obiettivo, che mi sembra quello di Giulia Grandi*; è un magma di sensazioni, di percorsi già compiuti e altri da compiersi, che poi lo Spazio prende e rimodella, unisce e scompone, cercando un’armonia. Se poi l’armonia è cosa reale, cosa oggettiva che esiste in questo mondo sfaccettato, io non lo so; come chiedersi, citando Clive Barker, se un pensiero possa essere elegante o meno. Però è l’unico modo in cui riesco a definire quello che è IDENTITA’ FLUIDE: un pensiero elegante, isolato dal caos esterno.
DCF
*Per le fotografe: sono parole che nascono spontanee, che non cercano smentite, né esigono conferme. I miei limiti mi impediscono di dire di più senza perdermi dentro le parole, la qual cosa, se accadesse, si allontanerebbe dall’unica delle verità possibili, che è quella data dalle vostre immagini e da chi, osservandole, vi legge ciò che desidera leggervi. Un bacio a tutte e tre.
Qui in alto, pochi scatti per raccontare l'allestimento minimale di IDENTITA' FLUIDE, il nuovo vestito dello Spazio, fatto di foto e disegni, di sguardi e di corpi trasformati o in trasformazione. |
Alcune foto di Giulia Grandi, detta Diletta; potete sbirciare sul suo facebook per trovare altri scatti. |
Il lavoro di Sofia Labadini Love, che ha un blog dove dice che le piace tutto, e tutto è amore. Cliccate qui se volete scorrerlo. |
Giulia Voltini: nelle foto come nei disegni, un tripudio di colori. Altre lisergiche cose sono qui, sul suo blog. |
Il solito doveroso ringraziamento a Luca Muchetti (giornalista della Provincia, quotidiano di Cremona), cui dobbiamo il servizio qui sopra. La stampa può essere ancora amica... |
IDENTITA’ FLUIDE è aperto fino alla fine di settembre, su appuntamento o sabato-domenica pomeriggio dalle 18.00 alle 20.30 circa.Veniteci. Cremona, Piazza Roma 36, ok?
Tutto quello che hai scritto è molto bello.
RispondiEliminaE molto vero.
Grazie davvero.
Entrambe le parti si soddisfano reciprocamente. Grazie a te.
RispondiEliminaDCF
L'unica cosa che posso fare è ringraziarvi per questa opportunità.
RispondiEliminaGrazie di cuore!
L'opportunità si crea da sola, sarebbe da sciocchi non coglierla. Grazie a tutte voi.
RispondiElimina"Hai capito che roba? Pazzesco ragazzi-mi piace un sacco!"
RispondiEliminaEd io passo da commenti quasi poetici a commenti scritti di getto ma sinceri come questo! Devo essere pure io immortalata in qualche scatto per poi esser appesa al muro ^_^
Oddio il narcisismo incombe! Ragazzi/e complimentissimi,questa mostra mi piace...
un sacco|
Grazie Sabina. Per il narcisismo c'è poco da fare, ma non sempre, è cosa brutta.
RispondiEliminaComplimenti!
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