In realtà l'annichilimento delle discipline
artistiche nelle scuole, della riduzione dell'insegnamento dell'arte e
il sostegno alla creatività non sono di per se stessi terribili quanto
la storpiatura dello studio dell'espressività artistica,
della capacità dell'individuo di rappresentarsi in idee prima virtuali e
poi fisiche, o prima virtuali e poi extravirtuali, ma la cancellazione
di questo stimolo dalle strutture di formazione non può che indisporre e
disilludere rispetto alle possibilità di questo paese di emergere da
uno stato di impaludamento mentale incipiente. Forse non esisterà più
una storia dell'arte, forse i sistemi galleristici saranno/sono desueti,
forse ci basteranno gli sproloqui degli imbonitori di youtube o di
sospetti canali satellitari, forse questo distruggerà o rafforzerà una
nicchia privilegiata che da sempre ha imperversato, forse scopriremo che
l'arte non va studiata ma cercata, analizzata, incompresa e poi amata, o
forse la vedremo come mero prodotto mercantile per riempire gli studi
dentistici o abbellire le scenografie dei film, forse non insegnare
l'arte sarà andare contro certe idee celebri come quella di Joseph Beuys
per cui ogni uomo è un artista, e quindi forse, nel silenzio assenso,
capiremo che anche l'uomo non va insegnato e capito. A seguire, dopo lo
studio dell'arte, moriranno la filosofia, la storia e altre discipline
umanistiche. E dovremo, da soli, andare a visitare le caverne, fissare
le pitture rupestri, e ricominciare daccapo.
P.S.: in realtà, dietro i miei pensieri buttati lì in risposta all'assunzione di questo fatto mica tanto nuovo, che è un miscuglio di tristemente fondato e di sensazionalistico infondato, che la storia dell'arte a scuola non si insegnerà più, lascio ad altri, in particolare Matteo Rinaldi, all'attuale caporedattore di Retrò Online, la spiegazione della notizia,
DCF
È ormai una notizia che gira per tutto il web: niente più Storia dell’Arte nelle scuole.
Ma come stanno veramente le cose?
Uno dei (tanti) fulcri di questo tam-tam telematico è Ilmediano.it. Nel suo articolo "L'Italia cancella l'arte dalle scuole, è definitivo",
si legge che allo Stato la materia “costa troppo” e che “La Commissione
Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati dice no alla
reintegrazione delle materie artistiche nelle scuole italiane” tramite
la bocciatura dell’emendamento C 1574-A. Nonostante le oltre 14mila
firme che Celeste Costantino, deputata Sel, aveva portato in
Commissione.
Anche altri siti hanno preso la palla al balzo, con titoli e articoli sulla questione.
Tutti a puntare il dito sulla riforma Gelmini e sulla miopia (non
proprio così descritta dagli utenti del web) della nostra classe
politica. E i commenti scandalizzati non si sono fatti attendere.
Giustamente.Se soltanto la notizia fosse attendibile.
Essa infatti è vecchia. Di qualche mese. Rattoppata con elementi cronologicamente distanti. E non è del tutto vera.
L’eliminazione della Storia dell’Arte non è mai esistita. Non esiste
alcun provvedimento che voglia eliminarla completamente da qualunque
liceo e istituto. Non esiste un disegno di legge, un emendamento su
questo tema. Non esiste nemmeno un emendamento chiamato C 1574-A.
Andiamo con ordine.
L’insegnamento della Storia dell’Arte ha subito delle forti modifiche.
La riforma Gelmini (aveva sottolineato l’Associazione Nazionale dei
Docenti di Disegno e Storia dell’Arte) ha decretato la sospensione
dell’insegnamento negli istituti Tecnici, Professionali e delle Scienze
Umane, oltre che Linguistici.
Negli ultimi due, Storia dell’Arte è stata eliminata però solo nel biennio, mentre nel triennio è stato abolito il disegno.
Completamente cancellata nei licei Classici (Ginnasio), Professionali
(turismo). Nei Licei Artistici le ore sono passate da sette, per
discipline pittoriche, a tre. In media, cinque ore a settimana in meno
tra le diverse discipline pittoriche, grafiche e laboratori. Un po’ come
se al liceo scientifico diminuissero le ore di matematica.
Il Ministero si era difeso dicendo che “globalmente le ore di Storia dell’Arte non sono diminuite”.
“Le ore nel Liceo Classico sono state aumentate a sei da tre nel
triennio” aveva aggiunto “mentre nelle scuole medie resta tutto
invariato”.
Insomma, non corrisponde a verità questa fantomatica “uscita dalla scuola” della Storia dell’Arte. Non completamente, almeno.
Basta fare un controllo online della Commissione Cultura, Scienza e
Istruzione della Camera dei deputati e della Commissione dell’Istruzione
in Senato per vedere come l’emendamento C 1574-A, in realtà, non
esista. Esiste una legge omonima, che però nulla ha a che fare con la
Storia dell’Arte, presentata dal ministro Carrozza e dal premier Enrico
Letta ed approvata.
Le firme raccolte da Celeste Costantino, quelle, sono vere. Sono state
depositate a fine ottobre del 2013 ma non hanno cambiato la situazione
del “rimpasto artistico”.
Anche dal PD giungono smentite, direttamente da Simona Malpezzi che ha
confermato, sorpresa, la falsità della notizia, come riporta il gruppo
Facebook del Partito Democratico "Metti in circolo il pittore".
Niente di nuovo sotto il sole. Nessuno scandalo. Niente che già non si sapesse, o che si dovesse sapere.
Semplicemente una notizia non notizia, ingrossata a che toglie luce a quella vera.
Che lo svuotamento della disciplina della Storia dell’Arte è innegabile e
resta gravissimo. Che, al di là delle opinioni e i conteggi sulle ore,
il valore dato alla cultura e all’arte nelle nostre scuole è minimo.
Intollerabile. Soprattutto in un paese come l’Italia, dove il valore
della cultura rappresenta il 15,3% dell’economia nazionale.
Una notizia vecchia, quindi, raffazzonata. Montata con pezzi di altri
fatti e avvenimenti. Che forse avrà come effetto quello di
accontentarsi che la Storia dell’Arte nelle scuole esista ancora.
In che condizioni, però?
Matteo Rinaldi