Ed
eccoci qui, a Milano con i Black Whateverare nel cestino delle
biciclette. Il sole è alto sulla città stranamente mezza vuota e
senza macchine e pedalare è un piacere.
Dopo
aver incontrato i ragazzi di 100in1giorno Milano in Piazza Cairoli
per ritirare il kit necessario ai partecipanti all'iniziativa,
scattiamo un paio di foto e rimontiamo sulle nostre biciclette
sgangherate verso Parco Sempione pronti a cominciare con THE BLACK
WHATEVERARE ON THE ROAD.
E'
cominciata così la nostra giornata a Milano in occasione di
100IN1GIORNO, festival della creatività urbana: un festival che ha
l'intenzione di raccogliere all'interno dei confini urbani un minimo
di 100 iniziative proposte e realizzate dai cittadini nell'arco di un
giorno, con l'obiettivo di capire fino a che punto, insieme, è
possibile stimolare la creatività collettiva per animare gli spazi
pubblici rendendo Milano più vicina ai propri sogni, che si tratti
di performances, installazioni o sport. E' un movimento globale al
quale hanno aderito città europee e non da Milano a Copenhagen, da
Città del Capo a Montreal e così via.
Ma
che cos'è THE BLACK WHATEVERARE ONE THE ROAD?
E'
un spettacolo di pupazzeria e di storytelling ma è anche un
laboratorio per imparare a costruire i propri avatar di pezza,
interpretarli in modo efficace e vivere la città come scenario per
raccontare storie sempre nuove.
Il
nostro è stato un tentativo di raccontare la città come spazio
creativo di gioco e improvvisazione attraverso l'uso dei nostri amici
pelosi, oltre che un momento di indagine e conoscenza di tutte le
realtà che si muovono silenziosamente o meno intorno a noi... anche
se, dato il poco tempo a disposizione, non si è potuto vedere
proprio tutto. Ma qualcosa, qualche piccola parte di questo grande
evento (e quindi grandi singole iniziative!) l'abbiamo vista:
infatti, dopo il nostro contributo all'evento in Parco Sempione, ci
siamo trovati all'ombra di certi alberi dei giardini pubblici di
Indro Montanelli ornati dai bellissimi lavori delle artiste del
gruppo Sul Filo Dell'Arte, organizzazione no profit che si occupa di
urban knitting, mandala, allestimenti tematici, laboratori per
bambini e molto altro, e che ci hanno insegnato a confezionare i
nostri manufatti con materiali di recupero che abbiamo felicemente
abbandonato in segno di augurio o solo per dire “noi siamo passati
di qua”.
Poi
Corinna (una delle artiste di Sul Filo Dell'Arte) ci dice: “Eh,
siete arrivati tardi! Prima c'erano tutti i ragazzi del Pride ma sono
andati a fare la parata in corso Buenos Aires” così ci guardiamo e
dopo questa gradevolissima pausa inforchiamo le bici e cominciamo a
pedalare in preda alla curiosità.
Non
credo di aver mai visto Corso Buenos Aires sgombra dalle macchine, la
via per l'occasione si è trasformata in un'area pedonale che ospita
una moltitudine di persone in festa per il Gay Pride: bandiere
arcobaleno, giovani e anziani, musica e curiosi, macchine
fotografiche e telecamere all'opera per riprendere il tutto e
immortalare questa data che sicuramente un giorno troveremo nei libri
di storia.
Ma
l'avventura non finisce qui: è vero che quando hai una bicicletta
puoi davvero andare più lontano di quanto ti aspetti di fare. Mi
scuso se questo mio scritto di documentazione sembra di più un inno
alla bicicletta che neanche all'evento ma devo essere sincera, se non
avessi avuto queste due ruote a trasportarmi da un punto all'altro di
questa città che ancora per me è un mistero, oltre che un crogiolo
di sorprese, non starei scrivendo queste parole e il mio punto di
vista sarebbe completamente diverso perchè QUESTE DUE RUOTE mi hanno
portata (con l'aiuto di una mente sapiente) in una di quelle che
ritengo essere una delle zone più belle e stimolanti della città:
la Martesana.
Prima
di partire da Corso Buenos Aires, il centro, ho guardato l'ora: erano
le 17.35 e circa un'ora dopo mi sono trovata sulla pista ciclabile
del naviglio della Martesana, un canale navigabile e costeggiato da
vecchie case bellissime e orti di guerra, famigliole di nutrie,
sportivi e gente a passeggio che come me si godeva uno spettacolo
così semplice e antitetico alla metropoli (si ringrazia tantissimo
la condizione di luce del momento) da far provare un senso di pace e
meraviglia insieme. Avete presente alcune inquadrature del film “La
grande bellezza”? So che non è la stessa cosa ma la sensazione che
ho provato è stata simile: quando mi trovo davanti a finestre che
raccontano una storia o a giardini là in fondo alla visuale concessa
dall'angolazione in cui ti trovi che ti fanno solo immaginare quello
che vi si cela o a case vecchissime sulla costa del naviglio che
ospitano un esercito in riposo di peluches silenziosi, bambole e un
orologio senza lancette che sembrano rimanere immutati nel tempo,
provo un senso di quello che definiremmo tranquillamente MAGIA che è
un fatto privato, spesso non condivisibile a meno che non ci si trovi
di fianco a un'anima ricercatrice che persegue come te il senso del
mistero, una persona davanti a cui rimanere a bocca spalancata per lo
stupore senza aver paura di mostrare le carie.
Alla
fine della pista ciclabile quello che sembra l'inizio di un
paesuncolo che, vivendo a Cremona, non ci si stupirebbe di vedere ma
a Milano... Bè, sabato a Milano è stata tutta un'altra storia.
E
poi al ritorno, perchè ormai l'avventura stava finendo, certo
c'erano tutte le promesse di tornarci, magari la notte che è più
bello, ma insomma, l'avventura stava finendo e il treno non aspetta
(anche se quella del treno è stata un'avventura che vale al pena
raccontare un giorno!). Dicevo, al ritorno un parco gremito di
banchetti e musica live nel quale abbiamo incontrato un'altra delle
iniziative di 100in1giorno Milano: Wonder Experiences, ovvero,
passeggiate in bicicletta con lo sguardo aperto alla meraviglia, che
dopo un post del genere tu dici “Calza a pennello!”, che per
l'occasione aveva organizzato un piccolo stand di vasetti con delle
piantine per addobbare la zona della Martesana.
E
poi il sole è tramontato e si è fatta l'ora di andare ed io ho
raccontato tutto quello che ho visto sabato 27 Giugno e se i Black
Whateverare potessero parlare fuori dalle nostre voci descriverebbero
ciò che io ho descritto e se ne andrebbero felici, stanchi ma
felici, col cuore pieno come me lo sento ancora adesso a condividere
con voi lettori la nostra esperienza in occasione di 100in1giorno
Milano. Festival della creatività urbana che ha mantenuto
solennemente la parola data.
Sonia Secchi