Andrea Parisi è una vecchia conoscenza, perché da noi portò il suo
VERNISSACT. Ora si è quasi conclusa la sua residenza creativa, che per comodità
chiamo in questo modo per il suo carattere evolutivo, un’addizione continua di
elementi alla ricerca di un significato, di un concetto, di ipotesi future, un
vero e proprio luogo dentro a un luogo, di sperimentazione e di scambio.
Nessuna inaugurazione, nessun vernissage
(men che meno il finissage) per
l’installazione SPEAKEARTH di Parisi, opera sinestetica troppo intima, troppo
personale, perché una fiumana di persone potesse fruirne con esattezza tutte insieme, opera di cui
restano solo le fotografie mie e di Parisi stesso, e il video di Federico
Fronterrè, a testimoniarne il fatto – e a cercare di spiegarlo, dato il forte
carattere ermetico dell’installazione. Ovviamente, SPEAKEARTH non è passato
inosservato, gli spettatori ci sono stati, e fin dall’inizio si è prestato a
scenario dell’arte di altri individui. Più in basso, infatti, ci sono le
fotografie dell’intervento di Ale Tortuga, amica conosciuta su facebook (per la
serie: quando il social network funziona…), pittrice e bodypainter, che con la
scusa di incontrarsi mi ha permesso di imbastire un vero e proprio servizio
fotografico, di cui SPEAKEARTH è diventato modello ispiratore, e non solo in
senso scenografico (basti prestare attenzione alle spighe dipinte sul corpo
della brava modella Marta Tedolfi, che richiamano le spighe che “pavimentano”
l’installazione SPEAKEARTH). Di certo sentiremo ancora parlare della Tortuga,
così come parleremo ancora di Andrea Parisi, che partendo dall’esperimento
della Specie di Spazio condurrà la sua ricerca personale su fronti sempre più
ermetici quanto stimolanti, in cui saranno inclusi la performance e tecnologie
sempre più sofisticate.
Noto con dispiacere che fino ad ora ho usato ripetutamente il termine
“ermetico”, rivelando un’incapacità di raccontare in modo più tecnico il lavoro
di Andrea,
ma col senno di poi lo tengo buono, dato che la prossima sua azione si chiamerà
appunto ERMETIQUE, un tentativo forse di intrappolare il caos e magari di
capirlo (nel futuro prossimo i dettagli).
Per finire, posso solo aggiungere che, malgrado il carattere sempre
più riservato dello Spazio, esso non perde di vista i suoi obiettivi, ovvero
quello di essere un luogo di sperimentazione, dove l’opera può nascere, non
solo manifestarsi, spazio estemporaneo di dialogo, spazio estemporaneo di
follia, spazio estemporaneo dell’incertezza e della testimonianza, soggetto
alle tensioni del contesto metropolitano ma anche capace di ritagliarsi un’identità
propria che io definisco metafisica. Spazio di pianto e dolore, a volte, ma
soprattutto spazio di speranza, casa, rifugio, incontro. Che persone come
Andrea Parisi e Ale Tortuga, e tutti gli amici che vi gravitano intorno,
contribuiscono a tenere in vita. Muchas
gracias.
DCF
A seguire, gli scatti che ho realizzato in collaborazione con Ale Tortuga nella SPECIE DI SPAZIO, ragionando il suo intervento di bodypaint su Marta Tedolfi anche in funzione dell'installazione di Parisi.